Giù la maschera

Palmiro conte di Cavour

La grande politica, insegnava un Conte piemontese, è quella delle risoluzioni audaci. La piccola, delle dichiarazioni stravaganti

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La grande politica, insegnava un Conte piemontese, è quella delle risoluzioni audaci. La piccola, delle dichiarazioni stravaganti.

Gianna Pentenero espressione più dura e pura dell'Apparatchik torinese - appena scelta come candidata del Partito democratico alla presidenza della Regione Piemonte, due giorni fa, ha dichiarato che lei si «ispira a Cavour». Al di là del programma dal campo larghissimo (l'ambizione è una buona cosa per un politico), colpisce che dentro una grande storia territoriale in cui brillano i fari più luminosi della sinistra italiana l'illuminismo disincantato di Norberto Bobbio, l'azionismo piemontese, l'ala torinese di Giustizia e Libertà - la candidata della sinistra più moderna abbia scelto come punto di riferimento il padre della Destra storica. Forse perché era aristocratico, proprietario terriero, ricco, imprenditore, liberista e dichiarò persino guerra alla Russia inviando l'esercito in Crimea.

C'è confusione all'ombra della Mole. Del resto, se la destra si fida ancora di Alberto Cirio la sinistra non può che ispirarsi a Cavour. Ora aspettiamo un marxista operaista candidato con Giorgia Meloni.

Ah. Il nome della Pentenero l'hanno tirato fuori dal cilindro di Mandrake i due «Lothar» di Elly Schlein, Davide Baruffi e Igor Taruffi, i due buffi consigliori del Pd che hanno consegnato la Sardegna ai Cinque stelle, perso in Abruzzo e pasticciato in Basilicata.

Sempre lo stesso Conte piemontese disse che «La dignità è il primo bene di un popolo».

Non ha aggiunto che spesso è l'ultimo dei politici.

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