Adesso diranno che smantella pure il matrimonio. Naturalmente non è così, papa Bergoglio sa che il cristianesimo non è un tocco di cipria buonista o un corso di galateo, ma la scintilla profonda che cambia il nostro cuore. Solo che i cuori dei nostri giovani e più in generale quelli delle coppie sono colmi di dubbi, saturi di delusioni, zeppi di paure e pregiudizi. E allora Francesco parla ai parroci e li invita a confrontarsi con tutte le drammatiche realtà del nostro tempo: «Le unioni celebrate in Cristo, le unioni di fatto, le unioni civili, le unioni fallite, le famiglie e i giovani felici e infelici».
È il gregge di oggi che si è abbeverato, specie sulla morale, alle fonti dell'illuminismo, volgarizzato in una sorta di radicalismo di massa. Ma non è solo un problema di obbedienza alla norma. C'è di mezzo la fragilità dell'io, la sfiducia nel futuro che colpisce tante società avanzate e opulente, la paura di promettersi eterno amore. Molti, moltissimi, in Italia e in mezzo mondo convivono e il Papa non ha paura di soffermarsi su di loro: «Fatevi prossimi - ripete ai sacerdoti - con lo stile proprio del Vangelo, nell'incontro e nell'accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi». Qualcuno si scandalizzerà, immerso nel rimpianto di una Chiesa pura e con le mani pulite, ma il Papa va avanti per la sua strada: «Essi sul piano spirituale e morale sono fra i poveri e i piccoli verso i quali la Chiesa sulle orme del suo Maestro e Signore vuole essere madre che non abbandona ma che si avvicina e si prende cura. Anche queste persone sono amate dal cuore di Cristo. Abbiate verso di loro uno sguardo di tenerezza e di compassione».
Ecco, il vescovo di Roma non si chiude nel rifiuto di una condizione peccaminosa ma considera la convivenza una base di partenza, una sorta di palestra dove sperimentare l'amore di Cristo. Il punto è proprio questo: oggi molti uomini sono lontani dalla Chiesa perché non fanno esperienza più di nulla e pensano che il cristianesimo sia un elenco, pure noioso, di precetti e regole. Invece Bergoglio parla di tenerezza e compassione, insomma della misericordia che Cristo ha portato sulla terra. Sì, il cristianesimo non è un atteggiamento o una morale e, bisogna essere onesti, nemmeno una religione ma un avvenimento: Cristo entra nella storia e nelle nostre singole storie per mostrarne la grandezza e l'autenticità. Nostro Signore, basta leggere i Vangeli, non temeva il contatto con la Maddalena, la Samaritana, Zaccheo e tanti altri personaggi poco raccomandabili dell'epoca; figurarsi se la Chiesa, che Bergoglio descrive come un ospedale da campo dopo la battaglia, può provare impaccio nell'entrare dentro le famiglie: spezzettate, disfatte, allargate, nelle infinite varianti della crisi antropologica di oggi. Nessuno ha la bacchetta magica, ma il Papa porta la sfida evangelica dentro le nostre case, fra le pieghe dei nostri conflitti irrisolti, fra le rughe del nostro scetticismo. La convivenza può essere la tomba di un amore senza prospettiva ma può diventare, se accompagnata da gocce di misericordia, la stessa compassione provata da Cristo prima di compiere alcuni dei suoi miracoli più portentosi, l'occasione per scoprire un amore più grande.
L'amore immerso nel mistero che supera ciascuno di noi, e dunque anche le nostre miserie.Non è una scorciatoia e nemmeno furbizia teologica. Ma il modo più degno di stare in terra. E conquistare, marito e moglie insieme, il cielo.
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