Coronavirus

Il pasticcio dei tamponi ai bimbi che non sono ancora autorizzati

L’idea sarebbe quella di effettuare su tutti gli studenti test rapidi, ma l’iter per la validazione dei dispositivi da utilizzare non è anocra stato chiuso da parte dell’Istituto superiore di sanità

Il pasticcio dei tamponi ai bimbi che non sono ancora autorizzati

Per far tornare a breve gli alunni più piccoli sui banchi di scuola, possibilmente subito dopo Pasqua, l’Esecutivo sta pensando a tamponi rapidi da effettuare a tutti i bambini, sia quelli della scuola d’infanzia che della primaria, anche se residenti in zone rosse.

Riaprire le scuole: una delle priorità

Del resto, il premier Mario Draghi aveva fatto sapere senza mezzi termini che una delle priorità del governo era quella che riguardava la riapertura delle scuole. E dopo il confronto con il Comitato tecnico scientifico, si è pensato di fare tamponi rapidi sulla saliva ai bimbi il primo giorno di scuola e di ripeterli un giorno alla settimana. Se un alunno dovesse risultare positivo, tutta la classe verrebbe sottoposta al tampone molecolare. Tra chi vorrebbe vedere al più presto la riapertura delle strutture scolastiche c’è anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, con al suo fianco il suo consulente, l’ex coordinatore del Cts, Agostino Miozzo. Per quanto riguarda le vaccinazioni del personale scolastico, a oggi si contano circa 850mila persone che hanno ricevuto il vaccino. Come sottolineato dal Corriere, ancora non si capisce bene in pratica come verrebbero effettuati i test a tutti gli studenti. Potrebbero scendere in campo i militari e i volontari della Protezione civile, disposti magari all’entrata delle scuole, pronti a fare i tamponi salivari agli alunni. In questo modo in pochi minuti si avrebbero i risultati.

I tamponi salivari non sono ancora autorizzati

C’è però un piccolo problema che potrebbe mandare tutto all’aria: in Italia i test salivari non sono ancora stati autorizzati e l’Istituto superiore di sanità sta valutandone la conformità. In poche parole, la strada è ancora lunga e non è certo che si riesca ad avere il via libera subito dopo Pasqua. Il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, ha ribadito che “il Covid si combatte con il tracciamento rapido, con i tamponi salivari e con gli impianti di aerazione e sanificazione”. I test che sono al momento in uso per identificare l’infezione del virus sono quelli molecolari, antigenici e sierologici. Il primo risulta essere quello maggiormente utilizzato e rileva il genoma del Coronavirus nel campione biologico. Viene adottato soprattutto se vi è un sospetto sintomatico, nei soggetti a contatto con persone fragili o per l’ingresso in comunità chiuse. Gli antigenici rapidi risultano essere meno attendibili rispetto a quelli molecolari e possono dare risultati falsi. La sensibilità, ovvero la possibilità che una persona malata risulti positiva, varia infatti tra il 70 e l’86%, mentre la specificità, cioè la probabilità che una persona sana risulti negativa al test, varia tra il 95 e il 97%. Questi rilevano la presenza del virus attraverso le sue proteine, gli antigeni. I risultati sono pronti in circa una trentina di minuti e per effettuarli non è obbligatorio che vi sia personale specializzato. Nel caso in cui il test sierologico risulti positivo, può essere richiesta la controprova con il tampone molecolare. Ci sono anche test antigenici non rapidi che vengono però fatti in laboratorio. Gli ultimi sono i test sierologici che rilevano l’esposizione al virus ma non sanno però dire se vi è una infezione in atto o meno. Se positivi, si deve fare comunque il test molecolare per essere sicuri.

Test salivari

Ed eccoci arrivati ai test antigenici rapidi salivari che sono ancora in fase di sperimentazione, ma che, se validati, potrebbero essere una alternativa ai test antigenici rapidi su tampone oro-naso faringeo o nasale. Il problema è che, secondo l’Iss, i sistemi di raccolta della saliva “non appaiono al momento adeguati per i soggetti non collaboranti a causa del rischio di ingestione del dispositivo di raccolta”. Che potrebbero per esempio essere dei bambini. Lo scorso 15 febbraio, il ministero della Salute aveva parlato dei test antigenici rapidi, raccomandati all’interno delle scuole già da settembre 2020. “Alcuni test antigenici di laboratorio sono validati anche sulla saliva, ed è in prospettiva la validazione su tampone nasale; pertanto, la facilità di prelievo li rende facilmente utilizzabili anche per lo screening di ampi numeri di campioni”. Ma ancora non sono stati validati. Il problema è che i test antigenici hanno dei limiti. Infatti possono risultare negativi se la concentrazione degli antigeni è più bassa del limite di rilevamento del test, o anche se il campione è stato prelevato e poi conservato o trasportato in modo sbagliato. Quindi, il fatto che il test risulti negativo, non vuol dire che non ci sia l’infezione. Anche in questo caso servirebbe un test molecolare per essere sicuri del risultato.

Qualche problema anche con questo, dato che sembra avere una maggiore sensibilità prima della comparsa dei sintomi, mentre subito dopo l’inizio dell’infezione i test rapidi antigenici e quelli molecolari risultano avere una sensibilità simile.

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