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Peccato che fosse solo un refuso

Peccato che fosse solo un refuso

Ve la immaginate una legge finanziaria che cancella prefetture e questure? Trattandosi di organi periferici ed operativi del ministero dell'Interno, come le ambasciate per la Farnesina, chiunque l'avrebbe presa per una burla. E invece, quando si è diffusa la notizia delle cancellazioni delle soprintendenze, politici, funzionari e giornalisti si sono allarmati; e l'opposizione ha subito attribuito a me la responsabilità di quella che le agenzie definiscono «manovra choc».

La soluzione è dietro l'angolo: un refuso nel testo della manovra della giunta depositata all'Ars. La sostanza è solo l'accorpamento dei due centri regionali per i restauri e per il catalogo. Questo rumore, questa agitazione, da destra a sinistra, questo scandalo sulla minacciata (di eco renziana) cancellazione delle Soprintendenze dei Beni culturali, prova soltanto quanto siano ignoranti: uno scandalo sul nulla.

Si potrebbe invece approfittare di questo innocente refuso per procedere a una nuova ripartizione del settore, a una riforma adeguata. Tutto sommato, non so come sia venuta fuori questa cosa.

Ma le soprintendenze siciliane sono disegnate con i piedi perché sono articolate per aree geografiche, per cui hai l'archeologo o l'antropologa che si occupano di pittura e architettura del Seicento. L'abolizione di per sé è impossibile, ma l'annullamento per una diversa impostazione sarebbe una buona idea. Per una volta la Sicilia potrebbe essere d'esempio per l'Italia...

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