Il sapore della beffa non potrebbe essere più amaro. Perché quando una persona si vede riconoscere la pensione quarantatrè anni dopo la morte si capisce appieno l'assurdità della burocrazia e delle pastoie istituzionali che troppo spesso paralizzano l'Italia.
Protagonista di questa storia è il soldato Giovanni De Martin, nato addirittura nel 1899 e in quanto tale richiamato, con tutta la gloriosa classe di quell'anno, a combattere la Battaglia del Piave, nella Grande Guerra, a soli diciott'anni. Nel secondo conflitto mondiale, racconta Il Gazzettino, De Martin venne fatto prigioniero e deportato in Belgio. Durante la prigionia contrasse la Tbc: una malattia che lo rese inabile al lavoro per tutta la vita. Scomparve nel 1973.
Tuttavia la Corte dei Conti di Napoli, che fra gli altri aveva preso in carico la sua pratica, gli ha riconosciuto (o meglio, ha riconosciuto ai suoi eredi) il diritto alla pensione solo oggi.
A oltre sessant'anni di distanza dall'avvio del primo procedimento, nel 1956. Un incredibile labirinto di sentenze, giudizi, corsi e ricorsi di ogni tipo. Che non ha reso giustizia proprio a nessuno. Perché una giustizia troppo lenta non è tale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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