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Perché saremo di opposizione

Tra pochi mesi Il Giornale compirà cinquant'anni, so che molti di voi conservano ancora la prima copia, in alcuni casi tramandata di padre in figlio come una reliquia

Perché saremo di opposizione

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Tra pochi mesi Il Giornale compirà cinquant'anni, so che molti di voi conservano ancora la prima copia, in alcuni casi tramandata di padre in figlio come una reliquia. Già, perché Il Giornale non fu soltanto un nuovo giornale, fu la bandiera del popolo liberale e conservatore che era rimasto orfano di vessilli e vagava osteggiato da un Partito comunista che, nonostante fosse minoranza politica, si stava prendendo pezzo dopo pezzo il Paese. La famosa borghesia produttiva che aveva costruito il boom economico e tolto l'Italia dalle secche del dopoguerra trovò in questo foglio un punto di riferimento grazie alla genialità, al coraggio e all'autorevolezza del fondatore Indro Montanelli, poi alla capacità dei direttori e colleghi che si sono succeduti nella sede di via Negri, alla generosità della famiglia Berlusconi e ora della famiglia Angelucci, da ieri nuovo azionista di maggioranza.

Ho ripreso in mano quel primo numero del 1974, sulla prima pagina si parla del governo che «conta amici e nemici, temporali in vista», cioè dell'instabilità politica, dell'imminente riforma del fisco e dei suoi effetti, della crisi delle monete, delle tensioni in Africa. Insomma, potrebbe essere - cambiando solo i nomi - la prima pagina di oggi, perché, dopo aver sperimentato di tutto e di più, dopo aver pensato che la globalizzazione tanto cara alla sinistra avrebbe potuto risolvere miracolosamente ogni tipo di problema, si torna al punto di partenza e non penso che l'intelligenza artificiale, nuovo totem scaccia problemi, possa essere la soluzione. No, noi vogliamo che in campo ci sia innanzi tutto l'intelligenza umana, e come cinquant'anni fa ci mettiamo a disposizione per dare voce non a un partito, non a qualche potentato, bensì a quella borghesia moderata e liberale senza l'apporto della quale non è immaginabile che il Paese cresca e la società migliori.

Per questo saremo un giornale di opposizione, ovviamente opposizione alle sinistre che non accettano la sconfitta elettorale, ma anche al centrodestra nel caso qualcuno, per calcoli di bottega, provasse a tradire la fiducia data da milioni di italiani non necessariamente iscritti o simpatizzanti di questo o quel partito, insomma a quel popolo che da cinquant'anni legge e si fida de Il Giornale.

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