Il ministro che vuole più immigrati per salvare il Pil

Se si vuole far crescere il Prodotto interno lordo per il governo è inevitabile aumentare gli occupati. Il ministro Franco: il metodo più sbrigativo è permettere l'ingresso degli extracomunitari

Il premier Mario Draghi
Il premier Mario Draghi

Gli extracomunitari sono risorse a cui non bisogna rinunciare. Nel Documento di economia e finanza (Def) è scritto a chiare lettere che servono più stranieri per far calare il rapporto debito-Prodotto interno lordo. Per il ministro dell’Economia Daniele Franco il rilancio dell’Italia post pandemia da Covid non può prescindere dall’accoglienza di un numero sempre maggiore di immigrati. Il ragionamento si basa sull’impatto demografico di una nazione sui conti economici. È evidente che il rapporto lavoratore-pensionato incide notevolmente sul Pil. L’Italia, da questo punto di vista, è uno dei Paesi messi peggio in Europa. Su mille lavoratori corrispondono 602 pensionati, un quoziente tra i più bassi del Vecchio Continente.

Se si vuole far crescere il Prodotto interno lordo per il governo è inevitabile aumentare gli occupati e per ottenere ciò il metodo più sbrigativo è permettere l'ingresso degli extracomunitari, facendo crescere la popolazione in età lavorativa. Un’altra possibilità, ma più a lungo termine, è quella di aumentare il tasso di fertilità delle coppie, incoraggiando le nascite. Anche per questo dato, sceso a 1,18 già prima della pandemia da Covid, come riporta il quotidiano Libero, l’Italia non primeggia. Il futuro per gli italiani non sembra essere roseo e le stime sono preoccupanti. Se dovesse continuare a scendere il tasso di fertilità, il Pil rischierebbe di crollare di venti punti a distanza di cinquant’anni, ecco perché il governo punta deciso all’incremento della popolazione in età lavorativa.

Attualmente, senza alcun intervento, si stima che in Italia dovrebbero entrare circa 213mila stranieri all’anno. Si tratta già di un aumento rilevante, dato che dal 2001 sono entrati in media 195mila immigrati ogni didici mesi e nel 2019, ultimo periodo del quale si hanno dati, l'incremento netto degli stranieri residenti è stato di 143mila unità. Di questo passo, con un incremento del flusso netto migratorio di un terzo rispetto al previsto permetterebbe di diminuire il rapporto debito/Pil nel ventennio successivo. Nel 2040 i nostri conti pubblici inizierebbero a migliorare e il debito, da qui a cinquant' anni, peserebbe circa 30 punti di Pil in meno.

Al contrario, una diminuzione del flusso di extracomunitari porterebbe a un aumento del rapporto debito/Pil già nel breve periodo. In questo caso, fra mezzo secolo il debito pubblico sarebbe maggiore di quasi 50 punti percentuali di Pil rispetto allo scenario di riferimento, con gravi conseguenze per l’economia del Paese.

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