Coronavirus

Il piano vaccinale di Draghi: "La prima dose a tutti"

Il governo cambia la strategia sui vaccini ma l’Europa avverte: “Se ne assume la responsabilità”

Il piano vaccinale di Draghi: "La prima dose a tutti"

Mario Draghi sembra aver cambiato strategia per quanto riguarda il piano vaccinale, accelerando la somministrazione della prima dose di vaccino. Giovedì scorso, durante il summit con gli altri leader europei, il presidente del Consiglio non aveva usato giri di parole sottolineando che l’Europa deve adesso cambiare passo e anche in fretta. Basta perdere tempo.

Una sola dose

Ed ecco la svolta pensata dal governo: inutile tenere scorte di vaccino nei frigoriferi in vista della seconda iniezione, meglio inocularle a quanta più popolazione possibile. Questo vorrebbe dire avere già due milioni di vaccini in più. Il piano prevede di seguire questa tattica fino a quando continuerà a esserci carenza di farmaco e in attesa che venga dato il via libera al vaccino monodose prodotto dalla Johnson&Johnson. Praticamente un piano non molto lontano da quello messo in pratica dal premier inglese Boris Johnson, ma opposto alla strategia europea condivisa fino a questo momento dai 27 Paesi e promulgato dall’Agenzia europea per i medicinali che ha da sempre indicato la seconda dose dopo circa 4 o al massimo 12 settimane dalla prima. Ma di fronte a tanti ritardi e alla preoccupazione per la diffusione delle varianti del Covid nel nostro paese una dose sola sembra essere l’unica strada al momento percorribile. Anche perché ad andare di mezzo è la salute dei cittadini oltre a quella delle imprese. Secondo diversi studi scientifici una sola dose di vaccino sarebbe comunque efficace. Tanto vale provare, dato che con il ritmo di adesso si riuscirebbe a vaccinare il 70% della popolazione tra più di due anni.

Pareri discordanti

Possibile cambio di marcia quindi, con la richiesta al ministero della Salute e al Comitato tecnico scientifico di rivedere il piano vaccinale. Durante la riunione con i tecnici, il ministro Speranza ha chiesto la loro opinione sull’idea di iniettare una unica dose. Pareri discordanti. Si è passati dal possibilismo di Gianni Rezza, capo della Prevenzione del ministero, alla poca convinzione mostrata da Franco Locatelli del Consiglio superiore di sanità. Ci vogliono dati scientifici. Tenendo anche presente l’indicazione dell’Ema favorevole ai richiami e il fatto che gli altri Stati europei stiano battendo quella strada. A conti fatti mancano comunque i vaccini affinché sia efficace il piano che prevede una singola dose. Al momento sono stati consegnati 5,8 milioni e inoculati 4, quindi ne restano ancora 1,8 in frigorifero da poter usare come prima dose.

Per quanto riguarda il vaccino prodotto da AstraZeneca, il richiamo dovrebbe essere fatto dopo tre mesi e quindi per il momento si stanno facendo solo le prime somministrazioni. Ora della seconda dose si spera che i vaccini siano disponibili. Dovrebbe anche arrivare entro 15 giorni l’ok dell’Ema per quello di Johnson&Johnson che dovrebbe consegnare all’Italia 26 milioni di dosi. Il problema riguarderebbe i vaccini a Rna messaggero prodotti da Pfizer e da Moderna.

Chi farà i vaccini? Ancora non si capisce bene. Il commissario Arcuri sembra essere stato messo da parte. Finalmente. E potrebbe prendere il suo posto decisionale Fabrizio Curcio, da poco arrivato al vertice della Protezione civile, al posto di Angelo Borrelli. Maggiore coinvolgimento anche dell’esercito e addio definitivo all’idea delle Primule che non sembra aver mai convinto Draghi. L’obiettivo è quello da arrivare alla somministrazione di 300mila vaccini al giorno. Secondo la circolare del ministero della Salute, il vaccino AstraZeneca potrà essere fatto ai soggetti fino a 65 anni di età e quelli fragili. Quindi servirà anche modificare le priorità a livello regionale. Prima le persone che hanno problemi di salute e dopo il personale scolastico, quello universitario e le forze dell’ordine. Avanti quindi a chi soffre di diabete, ipertensione, problemi respiratori e altre patologie. A parte la mancanza di vaccini, il dubbio resta: chi somministrerà le dosi? Le Regioni, quasi tutte, hanno chiesto aiuto ai medici di base per inoculare il vaccino inglese. Migliore la situazione per gli over 80 che possono ricevere i vaccini di Pfizer e Moderna nelle Asl e nei Comuni.

Europa: "Lo Stato italiano è responsabile della sua scelta"

Come detto all’inizio, giovedì scorso Draghi ha strigliato l’Europa raccomandando di fare veloce e ribadendo che non c’è più tempo da perdere. La sua idea sarebbe quella di seguire quanto fatto nel Regno unito: fare una prima dose a quante più persone possibili. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha però tenuto a ricordare che l’Ema raccomanda ai Paesi europei di seguire la strategia del richiamo. Se l’Italia dovesse infischiarsene e seguire Boris Johnson, lo Stato italiano si dovrà comunque prendere la responsabilità della scelta fatta, ha fatto sapere l’Europa. Non ci sono comunque regole, quelle dell’Ema sono solo raccomandazioni che si può decidere di seguire o meno. Al momento solo l’Irlanda, la Danimarca e la Svezia hanno scelto di prendere la strada del Regno Unito.

Se decidesse di farlo anche l’Italia sarebbe quasi un terremoto per l’Europa.

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