Processo Ruby, il Cav ricorre in appello: "Il fatto non sussiste"

Depositato il ricorso contro la condanna a 7 anni: i legali di Berlusconi chiedono la piena assoluzione

Processo Ruby, il Cav ricorre in appello: "Il fatto non sussiste"

È stato presentato questa mattina il ricorso in appello per la sentenza del cosiddetto processo Ruby in cui Silvio Berlusconi è stato condannato a 7 anni di carcere e all'interdizione perpetua per concussione e prostituzione minorile.

L'istanza è stata depositata al tribunale di Milano dai difensori del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Piero Longo, che chiedono per lui la piena assoluzione perché - come spiegano in circa 480 pagine - "il fatto non sussiste". Ruby, infatti, ha sempre negato di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi e dunque si sottolinea la mancanza del reato presupposto.

La pena inflitta a Berlusconi nel processo Ruby, tra l'altro, è più severa rispetto alle richiesta di condanna a sei anni di reclusione proposta dal Procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Antonio Sangermano che avevano contestato all’ex premier la concussione per induzione e non, come hanno ritenuto i giudici, per costrizione. Lo scorso 21 novembre, nelle 326 pagine di motivazioni della sentenza, il Tribunale aveva scritto che era provato che Berlusconi, quando era presidente del Consiglio, in cambio di denaro e gioielli fece sesso con Ruby, la giovane che sapeva essere minorenne e che era stabilmente inserita "nel collaudato sistema prostitutivo ad Arcore" dove, sotto la sua regia, andava in scena il bunga-bunga.

Inoltre, per i giudici, l’ex capo del governo, per evitare che tutto ciò venisse a galla, "abusò" del potere di premier per fare pressioni sui funzionari della Questura di Milano e ottenere il "rilascio" della marocchina accusata di furto. Ora con il ricorso in appello il leader di Forza Italia punta a ribaltare quel verdetto e a ottenere la piena assoluzione per mancanza di prove a suo carico.

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