Coronavirus

La prova di maturità dei nostri ragazzi

Non solo mascherine, aiuti economici e durata delle restrizioni. Il caos regna sovrano anche per quello che riguarda l'anno scolastico che, di fatto, è già finito un mese fa.

La prova di maturità dei nostri ragazzi

Non solo mascherine, aiuti economici e durata delle restrizioni. Il caos regna sovrano anche per quello che riguarda l'anno scolastico che, di fatto, è già finito un mese fa, ma che ci si ostina a volere tenere in vita immaginando le ipotesi più fantasiose su come concluderlo ufficialmente: tutti promossi, no, esami solo orali e a distanza, rinvio a settembre delle valutazioni e dei recuperi. Giustamente oggi, su questo Giornale, l'ex ministro e onorevole Maurizio Lupi esperto del ramo lamenta come la continua fuga di notizie stia gettando in confusione insegnanti e studenti, i più furbi dei quali non certo la maggioranza -, scommettendo sulla soluzione «tutti promossi», stanno trasformando la quarantena in una vacanza extra.

Il problema riguarda soprattutto gli esami di maturità, non rinviabili a tempi migliori, il cui esito, tra l'altro, fa curriculum per il percorso universitario. Ma parliamo comunque di un problema burocratico (nei sistemi scolastici anglosassoni l'esame di uscita da un ciclo scolastico è una pura formalità). Nella sostanza, invece, mi sembra che il problema non esista. I nostri ragazzi l'esame di maturità lo stanno facendo in questi giorni, ed è il più severo e duro esame al quale potevano essere sottoposti: diventare grandi da un giorno all'altro, sperimentare finalmente, dico io la rinuncia e l'obbedienza, la convivenza con fratelli e genitori, i più sensibili pure la paura. Diceva Albert Einstein: «La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi».

Ecco, io so di tanti ragazzi preoccupati, forse per la prima volta, per i loro nonni, genitori, amici. So di alcuni di loro per fortuna pochi, ma sempre troppi scioccati per avere perso un parente o un conoscente senza averlo potuto vedere e abbracciare un'ultima volta. Che cosa è necessario accertare più di questo per dare loro il lasciapassare per la vita e le professioni?

La realtà è semplice ed è questa. Arrampicarsi sugli specchi per inventare soluzioni compatibili con la burocrazia scolastica è tempo sprecato.

Tre mesi di nozioni in meno non cambieranno il loro futuro in peggio più di quanto umanamente in meglio non li abbia già cambiati tre mesi di virus.

Commenti