Reggio Calabria, affido per i figli dei boss di 'ndrangheta

È la nuova strada che stanno tentando al Tribunale di Reggio Calabria: l'affido fuori dai confini regionali come misure per staccare i figli dei boss dall'ambiente malavitoso

Reggio Calabria, affido per i figli dei boss di 'ndrangheta

I figli dei boss di 'ndrangheta vanno tolti ai genitori? La protesta è di quelle destinate a far discutere. Una strada forse in salita, che però stanno tentando al Tribunale di Reggio Calabria. L'intento è chiaro: levare i figli ai padri malavitosi potrebbe aiutarli a non seguire la strada intrapresa dai parenti più stretti. Dall'altro lato, come è evidente, la misura comporta per il bambino l'abbandono di quella che è pur sempre la sua famiglia, nonostante le tendenza criminali.

L'affido al di fuori dai confini calabresi per i minori di famiglie legate alla mafia è una nuova frontiera. La sperimentazione porta il nome di Roberto Di Bella, giudice 48enne, che ha deciso di applicare la decadenza della potestà come provvedimento di natura civile.

Uno dei primi casi, racconta il Corriere della Sera, ha interessato un minore 16enne, figlio di una delle famiglie di 'ndrangheta più influenti. Pizzicato vicino a un auto della polizia ferroviaria danneggiata a Locri, il ragazzo è stato processato per furto e danneggiamento, ma assolto per prove insufficienti.

La decisione di usare un "provvedimento limitativo della potestà

genitoriale" è venuta quando i giudici si sono resi conto della situazione famigliare. Il padre era stato ucciso in un agguato, i fratelli sono in carcere e la madre non sarebbe capace di "indirizzarlo al rispetto delle regole".

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