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La religione del clima e i nostri sensi di colpa

Difficile negare che le temperature stiano salendo, ma da qui a stabilire che sia responsabilità unica o principale dell'uomo e a prevedere con la sicurezza di un pianificatore cosa avverrà fra trent'anni, ce ne passa

La religione del clima e i nostri sensi di colpa

Un pezzo di ghiaccio grande come un grattacielo si è staccato dalla Marmolada e ha fatto morti e feriti. Ciò è avvenuto perché le temperature sono alte. È colpa, genericamente si dice, degli uomini. Siamo noi che stiamo distruggendo il pianeta, che si ribella. Ghiacciai che si sciolgono, siccità che incombe, fenomeni estremi che si ripetono. Per evitare tutto ciò, ci dicono, occorre fare presto e soprattutto far sì che circa trecento milioni di europei cambino le loro «disastrose» abitudini e modelli di vita. In un crescendo di colpevolizzazione, ogni tragedia ha un preciso mandante: l'uomo bianco, ricco e occidentale. È l'altra faccia della cancel culture, è la nuova religione del climatismo. E chi si permette di porre delle domande, diventa immediatamente un negazionista.

Difficile negare che le temperature stiano salendo, ma da qui a stabilire che sia responsabilità unica o principale dell'uomo e a prevedere con la sicurezza di un pianificatore cosa avverrà fra trent'anni, ce ne passa. Ai cinquantenni di oggi lo scuola inculcava il timore della glaciazione e della perdita di calore del sole. Oggi ce ne siamo dimenticati. Alla medesima generazione era stato spiegato che «il metano ti dà una mano» e abbiamo speso centinaia di miliardi di euro per portare il gas in ogni casa degli italiani, per poi abbandonare quelle false verità dopo qualche lustro. Il futuro oggi lo vediamo nell'elettrico, così come da adolescenti lo credevamo nel gas. Le emozioni ci governano: votammo un referendum sull'atomo, all'indomani di un incidente.

Non guardiamo ai numeri, ma al senso di colpa.

In queste ore affrontiamo la siccità come gli egizi pensavano alle cavallette (che peraltro sono tornate), in modo moralistico. Luigi Mariani e Franco Zavatti su Climatemonitor si sono premurati di vedere se la cosa è così eccezionale. Dovete sapere che in Italia ci sono da più di cento anni stazioni di rilevamento delle precipitazioni. «Il 2022 non è un anno senza precedenti», scrivono. Il caso oggi più estremo, e cioè Torino, nel 1922 era ancora peggiore. E così via per tutte e 21 le stazioni di rilevamento.

Insomma, la siccità è un'evenienza che la Natura, più forte dell'uomo, ci riserva nei secoli.

L'uomo ha delle colpe, senz'altro. Ma quelle opposte rispetto ai piagnistei da woke culture di oggi. I nostri acquedotti perdono il 40 per cento dell'acqua trasportata (fonte Arera), le nostre centrali nucleari sono state chiuse (impatto su produzione CO2 pari a zero), le nostre foreste sono cresciute in estensione, mangiandosi terreni agricoli. E così via.

Ma volete mettere quanto sia più sexy dare la colpa al nostro egoismo, al nostro

modello capitalistico (molto meno inquinante di quello statalista cinese) e saltare su un aereo privato (come fece il delegato per il clima Al Gore) per denunciare l'insensibilità dell'Occidente alla prossima fine del pianeta?

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