Politica economica

Resistenza economica

Il 25 aprile è alle spalle e lascia sulla sabbia una pioggia di parole

Resistenza economica

Il 25 aprile è alle spalle e lascia sulla sabbia una pioggia di parole. Non cambierà il destino di nessuno. L'impressione è che ogni santo giorno si finisca in chiacchiere bizantine, con snervanti discussioni sul sesso degli angeli. Tutto questo avviene mentre all'orizzonte qualcuno, forse con una certa dose di dolo e cinismo, scommette sulla crisi finanziaria dell'Italia. I segnali sono freschi e ancora intermittenti, magari si fermano qui. Sarebbe però miope ignorarli. Moody's, agenzia di rating con sede a New York, butta lì qualche dubbio. Lo fa con un documento pubblicato da Bloomberg. «L'Italia, al momento, è l'unico Paese con un giudizio sul debito sovrano di Baa-3 con un outlook negativo». Che vuol dire? Niente di buono. Moody's fa sapere che il 19 maggio potrebbe declassare i titoli di Stato. Si cadrebbe al livello «spazzatura». È come dire agli investitori: vendete come se non ci fosse un domani. Il risultato sarebbe una crisi finanziaria difficile da gestire. L'allerta arriva dopo l'invito di Goldman Sachs di sbarazzarsi dei titoli del debito pubblico italiano: meglio comprare quelli spagnoli. Bum Bum. Due colpi in due giorni. È come se i predatori avessero sentito l'odore della preda. Oppure è solo un messaggio, un avvertimento, buono a creare inquietudine e turbolenza o a tenere sotto scacco il governo.

La mossa di Moody's assomiglia comunque a un azzardo, perché va al di là delle valutazioni delle altre due agenzie di rating, Standard and Poor's e Fitch, che non vedono orizzonti instabili per l'Italia.

Il sistema Italia in effetti non sembra messo così male. Qualche tempo fa si temeva il peggio. La pandemia, la guerra in Ucraina, il picco di inflazione (non previsto da molti economisti), l'aumento ad oltranza del tasso d'interesse come contromisura della Bce per tenere bassa la febbre, il ritorno in Europa di piccoli e grandi egoismi. Si parlava di una tempesta perfetta sulla testa di Giorgia Meloni. C'era chi sperava che la vittoria elettorale si rivelasse una sciagura, una sorta di vendetta del fato contro gli errori della democrazia. L'Italia in realtà ha retto. Il Pil è cresciuto di più rispetto alle previsioni, più di Francia e Germania. Non c'è stata la desertificazione di aziende e lavoro. Il fallimento di una banca svizzera e di quella californiana della Silicon Valley non hanno creato il contagio temuto. Non era affatto scontato. La situazione resta rischiosa, in tutto l'Occidente, ma perché Moody's vede l'Italia come l'anello debole? Non c'è una risposta razionale. L'azzardo è una speculazione che si affida a una dose di casualità. Moody's ha lanciato un sasso per sondare, per vedere come il sistema Paese risponde. Se si muove compatto, se va in crisi, se si creano quinte colonne che scommettono, per politica o affari, sul fallimento dell'Italia. C'è un ventre molle in questa storia? Sì, è il Pnrr. È lì che Goldman Sachs e Moody's stanno costruendo la valigia di dubbi.

È il prezzo dell'occasione perduta. È su questo che il governo e l'Italia devono resistere senza alibi e scorciatoie.

Non si può scoprire il fianco a chi gioca senza scrupoli.

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