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Il respiro di Giorgetti

Non si è mai sentito a disagio in questo governo. No, non dirà mai che è casa sua, ma fin dall'inizio ha scoperto che con Mario Draghi c'è una certa affinità elettiva

Il respiro di Giorgetti

Non si è mai sentito a disagio in questo governo. No, non dirà mai che è casa sua, ma fin dall'inizio ha scoperto che con Mario Draghi c'è una certa affinità elettiva. Si sente parte di una missione, quella di portare l'Italia fuori dalla nebbia della pandemia. Qualcuno dice che Giancarlo Giorgetti sia uno dei luogotenenti di Draghi. È una definizione che non ama. Non è in cerca di un altro leader. È solo che, da quando è al governo, sta ritrovando la passione per la politica, perlomeno nella versione di immaginare in qualche modo il futuro. Non sta lavorando solo sul consenso quotidiano. Questo gli dà respiro.

Non pensa solo da uomo di partito. Le sue parole sul green pass hanno spiazzato a destra e manca. Il ministro dello Sviluppo economico che dice, senza giri di parole, che presto verrà esteso a chi lavora in aziende private. Lo dice così, come se fosse scontato. Non è lo stesso sentimento di Salvini. Non è quello che il leader leghista ripete da giorni. Ti viene quasi da pensare a una mezza sfiducia verso un ministro che sta accelerando troppo su un tema così delicato per la maggioranza. Salvini punterà il dito e sbatterà porte. E invece no, sorvola e decanta. Si limita a un «saremmo gli unici in Europa» e poi sposta l'attenzione sui tamponi salivari, da incrementare, sui clandestini, sulle elezioni per il sindaco di Milano. Non esiste, sottintende, una Lega inquieta e una di governo. In tanti, da Zaia a Fontana, si affrettano a ribadire che non c'è nel partito una linea Giorgetti. La Lega non è strabica. Quello che cambia è il punto di osservazione. È un effetto ottico. È un gioco di prospettive. Appunto. Per capire cosa accadrà bisogna andare a vedere come la variabile Draghi, la sua apparizione sulla scena politica, cambierà da qui a un paio d'anni gli equilibri e la dinamica degli spazi politici.

Il guaio è che all'orizzonte adesso c'è la riforma del fisco. È un tema che Draghi deve affrontare. Lo chiede l'Europa, ma ancora di più il sistema economico italiano. Qui Draghi farà scelte nette e potrebbero piacere poco al centrodestra. La riforma del catasto è una patrimoniale indiretta.

La casa nella politica italiana è una frontiera e compensare lavorando su Irpef, Irap e cuneo fiscale non sarà facile. Giorgetti e Salvini si ritroveranno ancora una volta a guardarsi in uno specchio: chi sono? chi siamo?

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