Guerra in Ucraina

Alla ricerca della pace. Ma che non sia finta

Un giorno questa guerra finirà, non si sa come, non si sa quando, ma l'impressione è che non si possa restare ancora a lungo in questo tempo sospeso, dove l'unico conto che si riesce a fare è quello dei morti.

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U n giorno questa guerra finirà, non si sa come, non si sa quando, ma l'impressione è che non si possa restare ancora a lungo in questo tempo sospeso, dove l'unico conto che si riesce a fare è quello dei morti. Volodymyr Zelensky sta viaggiando nelle capitali europee per chiedere un altro sforzo. Non è il momento di abbassare la guardia. Il presidente ucraino sa che l'empatia per le ragioni di Kiev sta evaporando. Lo sente, sente la stanchezza, i sospiri, il fastidio e la rabbia di chi fa i conti tutti i giorni con il costo della vita. Non ci sono più le bandiere dell'Ucraina in giro. Non c'è più il sostegno emotivo. Non c'è neppure la percezione del dramma. La guerra, vista da qui, è un rito quotidiano. La guerra sta diventando normale o, peggio, un rumore molesto, di sottofondo, sempre più lontano, eppure snervante. Putin, si racconta potrebbe chiedere il cessate il fuoco. Cosa vuole ancora questo?

Anche Zelensky è stanco, ma è una stanchezza che non può permettersi. La guerra per l'Ucraina non è una notizia che si ripete stancamente ogni giorno. È una realtà che gli è piovuta addosso in una notte di quasi quindici mesi fa. Non l'hanno scelta. Si sono ritrovati sotto un cielo di bombe e con i russi in marcia verso le loro case. L'alternativa a difendersi era la sottomissione, la scomparsa dell'Ucraina. Molti rimproverano a Zelensky di rifiutare la pace. Questa storia mostra come la parola pace sia piena di visioni e idee spesso inconciliabili. La pace è una babele. È conquista, è resa, è deserto, è sicurezza, è serenità, è sogno, è non avere più paura del vicino, è un futuro da immaginare, qualche volta è tutto il sangue che costa quella parola rara che si chiama libertà. È anche un'illusione.

Ora siccome spiegare la guerra a chi non la vive è impossibile e forse inutile, Zelensky se ne va in giro a spiegare la sua idea di pace. È anche per questo che oggi sarà a Roma. È quello che dirà a Papa Francesco, a Sergio Mattarella e a Giorgia Meloni. Ne parla con loro, ma vorrebbe che lo ascoltassero tutti. I sussurri di tregua di Putin servono solo per prendere tempo. Mosca è in difficoltà e spera di respirare, senza però rinunciare a prendersi una parte dell'Ucraina.

Se l'Europa, e l'Occidente, adesso abbandonano Kiev non ci sarà nessuna pace. Non ci sarà perché se Putin non teme la disfatta andrà avanti, a fare la guerra, passando perfino per il cessate il fuoco, fino a quando non avrà occupato ogni centimetro quadrato dell'Ucraina. Certo, Zelensky potrebbe dire basta. Alzare bandiera bianca e accettare tutte le richieste di Mosca. Neppure cosi ci sarà la pace. L'Ucraina sotto la minaccia dei russi sarebbe semplicemente una terra senza redenzione, pronta a combattere ogni giorno per una libertà perduta. La pace arriva se Putin non avrà più speranze e Kiev non avrà troppa paura. Zelensky parlerà con Mattarella e Meloni di ingresso nella Nato. L'Italia da sola non può certo fare promesse, ma ribadirà da che parte stare.

Dirà che vuole la pace, ma non una pace finta.

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