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Il rigore prevedibile

Il giorno dopo il primo Consiglio dei ministri del governo Meloni, la stampa di sinistra è sconvolta

Il rigore prevedibile

Il giorno dopo il primo Consiglio dei ministri del governo Meloni, la stampa di sinistra è sconvolta. Sgomento nelle redazioni dei giornaloni e sbigottimento nelle sedi dei partiti. Perché - incredibilmente, a sorpresa, contro ogni aspettativa, al di là di ogni possibile e ragionevole previsione - un esecutivo di destra-centro ha fatto qualcosa di destra-centro. Cioè ha semplicemente iniziato ad onorare una minima parte del patto sottoscritto con gli elettori: avevano promesso più severità e più rigore e, appena hanno potuto, anche se con qualche sbavatura ed eccesso, hanno cercato di farlo. Stupefacente, eh? L'esecutivo è partito dai provvedimenti più spettacolari e di facile attuazione, punzecchiano gli opinionisti più occhiuti. Verissimo, ma il party abusivo a Modena era già in corso e non crediamo proprio che lo abbiano organizzato i noti raver Meloni, Berlusconi e Salvini per permettere a Piantedosi di mostrare le proprie abilità e coccolare il proprio elettorato.

Certo, non sarà così facile rispettare le promesse elettorali in campo economico e fiscale - questo è chiaro a tutti -, ma la partenza del governo è stata coerente con l'anima «law and order» di una parte della maggioranza.

Comprendiamo che più di dieci anni di governi tecnici, para-tecnici, ibridi, orgiastici o di unità nazionale, abbiano fatto dimenticare il rapporto diretto che esiste fra i cittadini e i loro rappresentanti, tra quello che si dice in campagna elettorale e quello che accade quando si entra nei palazzi, ma la democrazia funziona così. E funziona anche in base all'alternanza, non solo all'accozzaglia: gli elettori hanno dato un mandato chiarissimo al centrodestra che ora ha il diritto e il dovere di amministrare la cosa pubblica. E il Pd - che ha laurea, master e dottorato nell'arte di governare pur avendo perso le elezioni - questa volta si deve rassegnare a fare l'opposizione, costruttiva o distruttiva, un po' come gli pare, ma non può comportarsi come se ci fosse ancora un esecutivo del «tutti dentro», chiedendo unilateralmente il «ritiro delle norme».

Dunque non c'è nulla di anomalo in questi provvedimenti, viceversa sarebbe stato sconvolgente se nel primo Cdm il governo avesse annunciato l'apertura incondizionata dei porti, il diritto di rave in tutte le piazze italiane, la libera okkupazione di qualsivoglia proprietà, l'esproprio proletario e l'innalzamento della pressione fiscale oltre i livelli esistenti (e già estorsivi). E ci sentiamo di poter rivelare - sussurrandolo - anche un altro scoop: probabilmente prenderanno anche altre decisioni di destra-centro. Ma non ditelo a nessuno, perché è un segreto, anche se grosso modo - che bizzarria! - è tutto scritto nei programmi elettorali.

D'altronde i progressisti è dai tempi di Nanni Moretti che implora davanti al televisore «D'Alema di' qualcosa di sinistra» (1998) che si vedono traditi dai loro rappresentanti.

Quando qualcuno dice e poi addirittura fa qualcosa di destra-centro, giustamente, trasecolano.

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