Il rischio del bavaglio dietro la caccia ai big del web

Chi è il padrone della piazza? Eccola la domanda, quella che ormai non si può più rinviare, che va dritta al cuore della democrazia di questi tempi globali e fuggiaschi. Allora, chi è? E chi decide cosa può apparire nel discorso pubblico? Immaginate una grande agorà, dove milioni e milioni di parole e informazioni passano veloci e vengono condivise, scambiate, in ogni lingua (...)

(...) del mondo. È nata come motore di ricerca o come piattaforma, luogo, dove conoscersi e scandisce i tempi della politica, influenza e definisce la mappa di quello che accade. Ti racconta il mondo. Questa piazza non è anarchica. Non è neppure libera. Non è di uno Stato o di una federazione di Stati. È un oligopolio e se la contendono i padroni di Facebook e Google. Non ci sarebbe nulla di male se, nel nome delle buone intenzioni, non avessero cominciato a ostracizzare, con i loro algoritmi, tutto ciò che fondamentalmente è deviante rispetto alla loro visione del mondo. Attenzione. Adesso lo fanno nel nome della caccia alle bufale. Facebook per esempio ha oscurato 23 profili che di fatto sono esche acchiappa «click». Sono scatole in continua metamorfosi da riempire con tutto ciò che attira la gente. Servono anche ad attirare i potenziali elettori verso movimenti e partiti in cerca di consenso. Google è ancora più furbo, perché tende a non censurare ma ricorre allo shadow ban. Ti mette in pratica nell'ombra e tu pensi che il tuo post sia ancora lì, ma in realtà lo vedi solo tu. Negli Stati Uniti l'ostracismo è molto diffuso e colpisce personaggi più o meno controversi, che vengono espulsi dall'agorà, gente come il conduttore radiofonico Alex Jones, un caso estremo, accusato di molestie sessuali e antisemitismo, una sorta di punto di riferimento per tutti i complottisti sparsi nell'universo. È una storia che vale la pena di raccontare perché i padroni della piazza cancellavano i post di chi condivideva le sue teorie, fino a oscurare anche loro in caso di recidiva. Che c'è di male? La piazza deve difendersi da personaggi indegni. Nessuna simpatia per loro, nessuna voglia di difenderli, ma per diffidenza verso la censura un dubbio comunque ti viene: oggi è così, ma chi ti dice che un giorno la stessa sorte non tocchi a chiunque non sia allineato con il pensiero politico dei padroni della piazza? Non ora, ma domani non si può mai sapere. Uno potrebbe dire: chi se ne frega, mica ci sono solo Facebook e Google come agorà. Ecco il punto. Praticamente sì. L'oligopolio è una realtà. Ora l'America ha una tradizione di leggi contro gli oligopoli: il petrolio, la rete ferroviaria, la società elettrica. Solo che questa volta ha di fronte privati ricchi e potenti come Stati nazionali e che non conoscono leggi e frontiere. Il rischio che neppure la democrazia a stelle e strisce sia in grado di spezzettare i giganti.

Cosa vogliono i padroni della piazza? Nulla di politico all'origine. Ti hanno chiesto la tua identità, la tua privacy, le nostre foto su Instagram (che è di Facebook) e i nostri video su Youtube (che è di Google) solo per sapere tutto di me, di te, di voi e venderci pubblicità.

Noi, sciagurati, abbiamo detto sì, vendendo gratis pezzi della nostra anima. La speranza è che si accontentino. Il rischio è quello che sta pian piano accadendo nella piazza: tu parli, tu stai zitto. Tutto, naturalmente, per difenderci dal male.

Vittorio Macioce

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