Adesso che New York ha il primo sindaco di fede musulmana, salutato dall'intellighenzia progressista di mezzo mondo come una rivoluzione libertaria della quale tutti necessitavamo, bisognerebbe comporre una lista dei veri traguardi da ottenere: partendo dall'Iran e arrivando a Pyongyang, magari passando anche da Mosca. Si facciano avanti i volenterosi.
Ci spieghiamo: che la capitale del mondo occidentale, della democrazia e della tolleranza (in taluni casi anche troppa) abbia un primo cittadino devoto ad Allah non ci sorprende più di tanto e, purtroppo, non ci sembra un passo decisivo per la libera circolazione delle confessioni e delle idee nel mondo.
Troppo facile piccarsi di aver ottenuto una bandierina di libertà nella terra delle libertà. Un comportamento che ricorda molto quello degli odierni partigiani immaginari che combattono dittature inesistenti, campando sulle spalle di chi quelle dittature le ha vissute e le ha osteggiate veramente.
Il cambiamento, purtroppo, è ancora lontano e non è a portata di mano. Non tutto è facile come essere socialisti (e musulmani) dal cuore di Manhattan. Il mondo, ahinoi, non è tutto New York e i "tiranni" non sono tutti così poco "tiranni" e molto democratici come Donald Trump. Troppo facile giocare ai difensori delle libertà protetti dal paravento della più solida delle democrazie e dall'armatura di una formidabile costituzione. Non tutti possono muoversi all'interno di questa comfort zone.
Sarà una vera rivoluzione quando Teheran, capitale della repubblica islamica, avrà un sindaco cattolico. O magari donna. O quando la avrà Kabul. Possibilmente viva e non perseguitata. Oppure, correndo sul filo del paradosso, quando un liberale potrà non diciamo fare il sindaco, ma almeno avere speranza di vita ideologica (e anche fisica) in Cina. O quando in Corea del Nord si potrà criticare il regime senza finire davanti a un plotone di esecuzione. Altro che un socialista sulla Fifth Avenue.
Per questo l'entusiasmo della stampa progressista per la vittoria di Mamdani ci sembra quantomeno sproporzionato.
È il trionfo di chi ama fare i gol a porta vuota, la celebrazione del coraggio di chi gioca in un campo di battaglia perfettamente protetto, attutito e senza pericolo alcuno.La rivoluzione di Mamdani è un pranzo di gala in un ristorante stellato. Attendiamo le altre, quelle più complicate, ma che cambiano la storia.