Cronache

Rudy Guede: "Se Amanda e Raffaele sono innocenti, lo sono pure io"

L'ivoriano: "Io sono il condannato impossibile. Complice di un omicidio senza colpevoli"

Rudy Guede: "Se Amanda e Raffaele sono innocenti, lo sono pure io"

"Io sono il condannato impossibile. Complica di un omicidio senza colpevoli". A parlare alla Repubblica è Rudy Guede, ivoriano che sta scontando 16 anni di carcere a Viterbo, unico colpevole del processo sull'assassinio di Meredith Kercher, reo di aver violentato e ucciso la studentessa inglese nell'autunno di 8 anni fa in un casolare di Perugia.

Per la prima volta da quando, nel 2009, la Corte d'assise d'appello lo ha individuato come uno degli assassini della ragazza, Rudy Guede, scrive il quotidiano, ha l'aria spavalda che esibì durante il processo. Convinto che l'assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, decisa dalla Corte di Cassazione, possa rappresentare la scialuppa giusta per uscire dal penitenziario viterbese. "Ho già scontato sei anni e altri sei me ne restano" calcola Rudy, considerato "un detenuto modello" dal vice direttore dell'istituto di custodia e dal capo delle guardie. Lui si definisce un "condannato impossibile", da quando "gli altri sono stati scagionati".

"In carecere studio cooperazione internazionale. Mi manca solo un esame, ne ho sostenuti 18 qua dentro, mi piace studiare". Non pronuncia mai il nome di Raffaele ed Amanda, ma ora ha un obiettivo chiaro. "Voglio arrivare alla revisione del processo. Adesso, insieme ai miei avvocati, aspettiamo le motivazioni della sentenza della Cassazione: sono convinto che troveremo elementi utili per ribaltare il verdetto". Una posizione molto più serena ed equilibrata rispetto a quando, nel 2011, si presentò furioso nel commentare la prima assoluzione in appello dei suoi presunti complici: "Voglio sapere perché sono l'unico a pagare!" disse, "Ditemi perché loro sono a casa, lei è diventata una star e in carcere ci sto solo io".

Oggi prevale la fiducia nella giustizia: "In questa storia sono l'unico condannato, i giudici si convinceranno: non posso essere certo io il complice di me stesso".

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