Matteo Salvini cambia idea un'altra volta. «O cambia tutto oppure dovremmo fare come gli inglesi e uscire dall'Europa», ha detto ieri, ispirato - sono sue parole - da un pescatore di Bagnara Calabra. Io non metto in dubbio la competenza economica dei pescatori calabresi, ma a occhio non mi sembra che il loro destino potrebbe cambiare in meglio rompendo il cordone ombelicale con Bruxelles. A questo punto, però, qualche sospetto mi viene riguardo Salvini, che sull'Europa ha cambiato due o tre volte idea in pochi mesi. E diciamo pure che in economia non è stato un fulmine di guerra come in altri ambiti: i tre grandi provvedimenti economici approvati dalla Lega nei mesi in cui ha governato con i Cinque Stelle (reddito di cittadinanza, quota cento e salva imprese) non hanno certo dato i risultati sperati e annunciati, tanto che il Paese è andato indietro invece che avanti.
Detto questo, non credo che Salvini sia così sprovveduto da credere davvero che l'Italia possa seguire l'esempio inglese: noi non abbiamo la Sterlina, né la bomba atomica e neppure il petrolio del Regno Unito, ma soprattutto non siamo inglesi ma italiani. Penso piuttosto che il leader della Lega sia preoccupato della continua crescita del partito amico, ma allo stesso tempo rivale, di Giorgia Meloni, e che per questo provi a coprirsi il fianco presso l'elettorato più convintamente sovranista da sempre vicino a Fratelli d'Italia. Vedremo quale sarà la contromossa della Meloni, ma non vorrei che nel centrodestra iniziasse una gara a chi la spara più grossa per vedere l'effetto che fa sui sondaggi.
Di chiacchieroni, venditori di fumo e improvvisati economisti nella politica italiana ce ne sono già abbastanza, purtroppo alcuni di loro hanno avuto e hanno incarichi di governo. Inseguirli su quella strada può portare visibilità mediatica, maggior consenso sui social, ma non risolve neppure uno dei tanti problemi che abbiamo.
Lasciamo ai partiti dell'attuale maggioranza la tecnica di stupire a parole e deludere nei fatti. E in quanto all'Europa siamo severi ma seri, non perché Bruxelles lo meriti, ma perché lo dobbiamo a noi e all'intelligenza della stragrande maggioranza degli italiani.
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