Se anche la figlia di Bersani vota No

Il no al referendum sul taglio dei parlamentari è in crescita ma si tratta di un fronte tutt'altro che omogeneo politicamente

Se anche la figlia di Bersani vota No

Il no al referendum sul taglio dei parlamentari è in crescita ma si tratta di un fronte tutt'altro che omogeneo politicamente. Al contrario, si è creata un'area trasversale al punto che va dalla sinistra estrema alla destra estrema, dai cattolici ai radicali mangiapreti, dall'Anpi a Casa Pound, dalla Cgil a Formigoni, dagli ex Dc alle Sardine, dagli europeisti della Bonino ai sovranisti No euro come il leghista Borghi, vede insieme partiti e personaggi da sempre su posizioni diametralmente opposte su tutto. La lacerazione è particolarmente acuta a sinistra, con la scelta dei vertici Pd di accordarsi sul Sì per assecondare gli alleati grillini malgrado la pancia del partito dica No.

Il dissidio è entrato persino nelle case di alcuni esponenti storici della sinistra italiana, mettendo contro padri e figli. Se ne duole Pierluigi Bersani, favorevole al Sì, diversamente da sua figlia, decisa per il No. «Non solo nella mia famiglia politica molta gente vota No, ma anche nella mia famiglia propriamente detta. Io sono di diversa opinione mi spiace. Lo dico alle sardine e lo dico anche a mia figlia, lo dico a tutti: quando c'è un cambiamento ragionevole non si può lasciare in mano alla demagogia. È il riformismo che deve riuscire a cambiare le cose» ha detto l'ex segretario del Pd (ora Articolo Uno, il partito del ministro Speranza) ospite a La7. Quale anima risulterà maggioritaria in casa Bersani e, più in generale, nell'elettorato di sinistra? La sinistra del Pd è per il No, molti big Democratici, come Romano Prodi, Arturo Parisi, Giuseppe Fioroni e Rosy Bindi, nei giorni scorsi hanno promosso un appello per bocciare il taglio di deputati e senatori. Sulla stessa linea anche Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione Comunista, e Nichi Vendola. Ma le vecchie glorie della sinistra sono in una variopinta compagnia. Nel fronte del No ci sono infatti anche le giovani Sardine di Mattia Santori, ma anche opposti inconciliabili come l'Anpi, l'associazione partigiani, e Casa Pound, il movimento di destra romana. «Nei tempi in cui organismi privati e sovranazionali hanno più poteri degli Stati e dei governi, cambiare la rappresentanza parlamentare sarebbe una follia» dice Simone di Stefano, già segretario nazionale di Casa Pound.

Nei partiti di centrodestra, malgrado una linea ufficiale tiepidamente orientata per il Sì (così del resto hanno votato in Parlamento) c'è una corrente che voterà No, dai forzisti Brunetta, Baldelli, Cangini e Malan, al leghista antieuro Claudio Borghi, e molti altri senza sbandierarlo, per non mettere in difficoltà i loro leader, faranno altrettanto anche in Fdi. Per il no ci sono i vecchi democristiani, da Cirino Pomicino a De Mita e Mastella, ma pure il Comitato giovanile per il No, di sinistra.

C'è anche Pierferdinando Casini, c'è pure l'Udc, ma anche la Sinistra Italiana e l'ex girotondino Pancho Pardi. Insieme a loro, nelle ore di permesso dai domiciliari, si aggiungerà l'ex presidente della Lombardia Roberto Formigoni. Una compagnia a dir poco eterogenea. Chissà che non si ritrovino tutti in piazza insieme.

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