La nave tedesca è "fuorilegge" Ma Berlino tace sugli sbarchi

Continua l’odissea della nave umanitaria. Berlino tentenna nelle responsabilità, ma l’Italia è sommersa dai clandestini. Montaruli (Fdi): "Basta chiacchiere"

La nave tedesca è "fuorilegge" Ma Berlino tace sugli sbarchi

È un’odissea quella della Sea Watch 3. Qualcosa che va avanti da tempo. Forse da troppo. La nave, imbarcazione dell’omonima ong, resta ormeggiata a Porto Empedocle. Batte bandiera tedesca. E da ieri è in fermo amministrativo a seguito della rilevazione, da parte della guardia costiera, di irregolarità per alcune delle quali sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera. Mentre l’iceberg faceva colare a picco il Titanic, si ricorda spesso, la musica continuava a suonare. E in questo caos, fatto di morte e sfruttamento (pensiamo al business milionario degli scafisti), il direttore d’orchestra parla una lingua germanica. Non è che la Germania sia il regista nascosto di tutto il fenomeno. Ma il suo cincischiare fa riflettere. È un batti e ribatti. È un valzer suonato in controtempo. Quando ballare significa molto semplicemente fregarsene, come accade dalle parti di Berlino.

È Berlino, infatti, sottolinea la guardia costiera italiana, che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle convenzioni internazionali e alla legislazione nazionale applicabile. Ma il Paese della cancelliera, Angela Merkel, troppo spesso fa spallucce. E lascia tutto il marcio, il lavoro sporco, a noi italiani.

L’ispezione era finalizzata a verificare il rispetto delle norme in materia di sicurezza della navigazione, protezione dell’ambiente e tutela del personale navigante. L’unità è attraccata nei giorni scorsi dopo il periodo di quarantena successivo al trasferimento sulla nave Moby Zazà dei migranti presenti a bordo. L’ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza dell’unità e dell’equipaggio, ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza ai migranti svolto dalla Sea Watch 3.

I provvedimenti di fermo nel corso del tempo, del resto, hanno riguardato diverse navi delle ong. Lo scorso 26 giugno dopo oltre un mese dal provvedimento, è stata "liberata" la Aita Mari della ong spagnola Salvamento maritimo humanitario. Aveva lasciato il porto di Palermo per quello spagnolo di Passaia. Stessa procedura per Alan Kurdi, dell’ong tedesca Sea-Eye, partita anch’essa per la Spagna per i lavori di adeguamento.

Intanto, restano accesi i fari sulla Moby Zazà. Il 6 luglio i 169 migranti soccorsi dalla Sea Watch, dopo il periodo di quarantena, avevano lasciato la nave per essere trasferiti in altre strutture, sulla terraferma. Al loro posto, il giorno dopo, sono arrivati i 180 salvati in acque internazionali dalla Ocean Viking di Sos Meditettanee, al termine degli esiti dei tamponi tutti negativi. Restano confinati al ponte 7, la "zona rossa galleggiante", i circa trenta positivi.

Sulla nave quarantena la politica si è divisa. E lo spettro del virus cinese ha lasciato il posto alle polemiche. Ad alimentarle anche il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, che non vede di buon occhio la sagoma della Moby Zazà, stagliata sull’orizzonte della sua città. Per lei si tratta di un gravissimo danno d’immagine alla comunità, con forti ripercussioni economiche. "Noi siamo a zero casi di coronavirus, tuttavia siamo nell’occhio dell’attenzione internazionale". E sollecita una forma di indennizzo e risarcimento per gli operatori commerciali e turistici.

Sul tema della Sea Watch 3 e intervenuta anche Augusta Montaruli, deputato di Fratelli d’Italia nel corso dell’audizione in commissione Ue dell’ambasciatore tedesco, Viktor Elbling. Si riferisce all’ormai nota "questione immigrazione" che infiamma i nostri due Paesi. La Germania che tentenna nelle sue responsabilità e l’Italia che è sferzata da un vento caldo che porta con sé migliaia di clandestini ogni giorno. "Non accettiamo le accuse della Sea Watch 3 per l’operazione di fermo effettuata dagli uomini della nostra guardia costiera. Dopo aver assistito al trasferimento verso le acque italiane di immigrati risultati positivi al Covid-19, dopo essercene fatti carico in totale solitudine, dopo i danni subiti in termini economici, turistici e sanitari, con le accuse si è superata la soglia della tollerabilità. Se una nave batte bandiera tedesca, siano i tedeschi a prendersi le proprie responsabilità sull’imbarcazione e ciò che combina ai danni dell’Italia. È paradossale che la Germania paventi solidarietà, ma non faccia nulla per impedire l’arrivo di immigrati nelle nostre coste tramite navi tedesche e rimanga silente rispetto alle accuse che la nostra Guardia costiera deve subire dalla ong".

L’organizzazione non governativa, da parte sua, non cede.

E rilancia nelle accuse: "Ancora una volta si utilizza questo strumento per celare il vergognoso tentativo politico di fermare i soccorsi colpendo le ong senza offrire alternative alla loro presenza". All’orizzonte si intravedono nuvoloni. C’è aria di tempesta. E il vento tira dritto dalla nostra parte.

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