
Cos'è la violenza? Quel fatto che chiunque dovrebbe sempre condannare, a tutti i livelli, sia nelle sue manifestazioni minime che nelle sue occorrenze colossali, sia nel miseramente piccolo che nel platealmente grande. Dovrebbe appunto, anzi dovremmo: condizionale che presuppone il suo esatto contrario, presuppone cioè un mondo che da troppo tempo si sta approcciando agli abusi in chiave innovativa, oserei perfino dire creativa, col solo fine di rendere più astruso un processo quale è quello della giustizia italiana che spesso o fa ridere o fa piangere, o peggio ancora fa ridere per non piangere.
La vicenda stavolta coinvolge sette studentesse siciliane, che una decina d'anni fa denunciarono il loro professore di Medicina per una serie di molestie verbali e soprattutto sessuali, consumatesi presso l'ospedale «Vittorio Emanuele Ferrarotto» di Catania, fra il 2010 e il 2014. L'uomo, Santo Torrisi, 68 anni, inverosimilmente è stato assolto, con la motivazione che avrebbe solo «appoggiato i palmi al seno», condizione che escluderebbe «una pressione particolare delle mani». Che sarebbe come dire: facciamo i filologi del sopruso, burocratizziamolo e studiamolo per cavilli; agghindiamo quella violenza con ipotesi; rendiamola più complicata, forse più interessante, più matematica e magari anche più glamour, più cool, qualsiasi cosa insomma pur di sottrarle consistenza e levarle un po' di orrore, facendola apparire per tutto tranne che per ciò che è: una violenza, che tale continua ad essere per le vittime, le cui testimonianze rimangono. Una, in particolare, parla del professore letteralmente «buttato addosso» a una delle ragazze, per giunta nel giorno del suo compleanno. I magistrati catanesi hanno però trovato una spiegazione anche per questo, chiarendo come «non si comprende cosa significhi buttarsi addosso e se ciò abbia coinvolto la sfera sessuale della persona offesa». Concludendo poi con la solfa assai nota nei nostri tribunali: «Se non c'è dissenso, non c'è violenza».
A leggere queste parole viene da chiedersi se chi le ha pronunciate, e ancor prima pensate, sia informato sulle dinamiche messe in campo da quelli che di mestiere fanno i molestatori, soprattutto quelli che ricoprono ruoli di potere, come nel caso del professor Torrisi. Viene da chiedersi se chi ha emesso tale sentenza sappia qualcosa dei processi psicologici che di norma si scatenano nelle situazioni di pericolo, anche se protratte per lunghi periodi, e che solo a un occhio superficiale sembrerebbero accogliere i carnefici da cui fuggono: uno scenario a cui siamo tristemente abituati tra l'altro, poiché presente nella gran parte dei femminicidi, tanto per dirne una.
Viene infine da chiedersi se era davvero necessario fare i linguisti degli abusi, gli amanuensi dell'incontinenza sessuale, i compilatori di questa nuova enciclopedia del comportamento umano che ci ha insegnato che toccare con una certa pressione un seno è reato, con una minore forza invece non lo è. È solo violenza.