Senza giustizia non esiste la democrazia

C'è l'emergenza Covid e c'è quella economica ed è ovvio che queste siano le priorità. Ma c'è un'altra emergenza che si trascina da anni e che è molto più subdola del virus

Senza giustizia non esiste la democrazia

C'è l'emergenza Covid e c'è quella economica ed è ovvio che queste siano le priorità. Ma c'è un'altra emergenza che si trascina da anni e che è molto più subdola del virus e devastante quanto la mancanza di sviluppo. Mi riferisco alla giustizia e a quel «Sistema» che Luca Palamara ha svelato con dovizia di particolari e documentazione. Un «Sistema» in base al quale un giudice - Nunzio Sarpietro -, che in tempi di lockdown si fa aprire un ristorante per pranzare con la famiglia e beccato dalle «Iene» fa come nulla fosse, ha in mano il destino dell'ex ministro dell'Interno, nonché leader della nuova maggioranza Matteo Salvini. Un «Sistema» per cui lo stesso giudice ha interrogato nelle scorse settimane, sempre sul caso Salvini, il primo ministro Giuseppe Conte ed è uscito da Palazzo Chigi dichiarando: il premier è una persona fantastica, spero governi a lungo.

Se la giustizia italiana fosse una cosa seria, oggi questo giudice dovrebbe essere già licenziato, degradato sulla pubblica piazza come accadeva agli ufficiali infedeli. E invece domani gli sarà permesso di decidere il destino di un leader politico perché, a prescindere da quale sarà il suo verdetto, la giustizia in questo Paese è una barzelletta. Che per di più non fa ridere. Il presidente Berlusconi è ancora sotto schiaffo di magistrati irriducibili (il caso Ruby si è già concluso con una assoluzione definitiva per non aver commesso il fatto) che, come i soldati giapponesi asserragliati nella foresta a Seconda guerra mondiale finita, ancora credono di essere in battaglia. Che indaghino, le procure, sulle anomalie del loro mondo - gli spunti non mancano - invece di accanirsi su avversari politici.

È di ieri la notizia che si riapre la vicenda che ha dato il la al caso Palamara. Parliamo della nomina del Procuratore della Repubblica di Roma. Il Tar ha infatti accolto il ricorso dei due magistrati - uno di Firenze, l'altro di Palermo - che si erano visti soffiare il posto dal prescelto del nuovo corso post Palamara. In altre parole, il Csm del rinnovamento e della trasparenza avrebbe mal valutato, per sbaglio o con intenzione lo scopriremo, i curriculum e fatto una scelta fuori dalla legge. Insomma, con o senza Palamara la magistratura resta un buco nero.

Il problema è che rimane pure impunita e, a occhio, ma spero di sbagliarmi, il nuovo governo non dà l'idea di volerci mettere mano con l'energia che servirebbe. Ma si tenga presente che senza giustizia giusta non ci potrà mai essere giusta democrazia.

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