Cronaca giudiziaria

Show del padre e nuovi indizi: per la Salis processo in salita

Tutto converge contro Ilaria Salis, anche i primi indizi di colpevolezza

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Tutto converge contro Ilaria Salis, anche i primi indizi di colpevolezza. Tutto, purtroppo, converge contro di lei, imputata in un caso giudiziario che rischia di ridiventare banale man mano che si ricompongono i tasselli sparpagliati dalla confusione politica e mediatica. Convergono le dichiarazioni del governo ungherese e del ministro della Giustizia italiano, i quali, pur con tonalità che più opposte non si potrebbe, hanno ricordato che in democrazia il potere politico è separato da quello giudiziario e che le pressioni e la confusione non aiutano i canali diplomatici attraverso i quali due governi (...)

(...) potrebbero comunque discuterne. Convergono le giuste osservazioni di chi condanna i 13 mesi di carcere preventivo subiti da Ilaria Salis in Ungheria, ma anche le osservazioni di chi ricorda che in Italia, quanto a carcere preventivo, abbiamo un poco invidiabile record europeo. Convergono le giuste osservazioni di chi demonizza i vetusti schiavettoni imposti a Ilaria Salis in Ungheria, ma anche le osservazioni di chi ricorda che in Italia ne abbiamo praticamente di analoghi, con la differenza che è vietato mostrarli (ai media) dal codice deontologico dei giornalisti. E convergono anche i dati sul sovraffollamento carcerario, che in Ungheria è del 102 per cento, ma in Italia del 119, e le svariate sanzioni imposte ai due Stati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) anche per «trattamenti inumani» inferti a detenuti. Anche le dichiarazioni fatte da chi in Italia sostiene che contro la Salis «non ci sono prove» cominciano a scontrarsi non solo contro l'ovvia segretezza del fascicolo (che anche a processo iniziato può restare sconosciuto alle parti), ma anche i primi buchi del segreto istruttorio. Li riferisce il giornale online Open a proposito delle cinque aggressioni avvenute a Budapest nel febbraio 2023, per due delle quali Ilaria Salis è accusata di tentata lesione e associazione a un'organizzazione criminale. Oltre a meri indizi, come il possesso di biglietti in comune con gli altri imputati e del numero di telefono di uno stesso avvocato (ritenuto il legale dell'associazione) ci sarebbe un video a volto scoperto della Salis durante un'aggressione (l'intera area di piazza Gazdagréti, a Budapest, risulta presidiata da telecamere di sicurezza) e poi ci sarebbe l'analisi di un esperto in antropometria forense, una tecnica digitale utilizzata per misurare le strutture anatomiche del corpo umano per poi compararle a quelle di foto e video; una perizia evidenzierebbe una convergenza superiore al 90 per cento tra la figura della Salis e quella di un assalitore a volto coperto. Va detto, poi, che a margine dei telefoni cellulari sequestrati agli imputati non si sa ancora nulla di eventuali chat, foto o video che evidenzino premeditazioni delle aggressioni.

Infine, messe volutamente in fondo, la dichiarazione del portavoce del governo ungherese e quella del ministro della Giustizia italiano. Ha detto Zoltan Kovacs: «Ilaria Salis e i suoi compagni sono venuti in Ungheria e hanno commesso aggressioni barbare e premeditate contro cittadini ungheresi: questi sono i fatti... il padre di Ilaria Salis ha parlato con tutta la stampa europea occidentale e con alcuni media statunitensi, è stato invitato al Parlamento europeo, ha espresso gravi accuse infondate che non possono essere lasciate senza risposta, ha trasformato il caso di sua figlia in una questione politica e ora si mostra sorpreso che a queste accuse vengano date risposte politiche». Ha poi detto Carlo Nordio: «Sono molto vicino umanamente al padre di Ilaria Salis, che ho ricevuto due volte, ma temo che l'enfatizzazione politica non giovi a un risultato positivo e concreto. La risposta del governo ungherese è quella che avrebbe dato qualsiasi governo in un caso analogo. Il potere esecutivo, in un regime democratico, non può intervenire sulle decisioni del magistrato. Se poi si ritiene, a torto o a ragione, che i giudici ungheresi siano sensibili alle pressioni politiche, allora la strategia della protesta vociferante è ancora più sbagliata, perché irrita l'interlocutore e lo irrigidisce nelle sue posizioni. In questo caso bisogna agire in silenzio, con prudenza e pazienza».

Non c'è stato silenzio, non c'è stata prudenza, la pazienza ora è obbligata.

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