Coronavirus

Caos al ministero della Salute: così Sileri indebolisce Speranza

Il viceministro ha attaccato i vertici amministrativi ma il bersaglio sembra essere lo stesso Speranza

Caos al ministero della Salute: così Sileri indebolisce Speranza

Qualcosa si muove nel ministero della Salute, soprattutto se in diretta tv è lo stesso viceministro Pierpaolo Sileri a parlare di pressapochismo dei vertici amministrativi e a chiedere le dimissioni del segretario generale Giuseppe Ruocco. Sileri ha attaccato i vertici amministrativi durante il suo intervento di domenica sera alla trasmissione di Massimo Giletti, “Non è l’arena” in onda su La7. Il bersaglio però sembra essere il ministro della Salute Roberto Speranza.

Il piano pandemico

Non è la prima volta che il viceministro mostra il proprio disappunto. Ai primi di novembre aveva battuto i pugni sul tavolo urlando: “Chi ha sbagliato verrà cacciato a calci nel culo”.

Pochi giorni prima aveva anche annunciato che nel 2023 lascerà il M5S e se ne andrà a lavorare con Zangrillo. Insomma, proprio contento di stare dove sta non sembra essere. E ci mancava solo il suo intervento di domenica scorsa, spalleggiato da altri due pentastellati Morra e Pirro. Anche perché a Sileri, medico, non viene dato molto rilievo, come riportato da La Stampa, non fa parte del Cts e non viene neanche invitato alle riunioni importanti in cui si prendono decisioni. Tutto sembra essere saldamente in mano a Speranza e ai suoi collaboratori, Zaccarda, Rezza e Ruocco. A Sileri non resta che partecipare a diverse trasmissioni televisive dove poter dire la sua, spesso contraria alle scelte prese dagli altri tre.

Giletti ha improntato la puntata sulla mancanza di un piano pandemico, denunciata da un documento dell’Organizzazione mondiale della sanità pubblicato a maggio e poi subito fatto sparire. Durante la trasmissione Report di Rai3 erano state rese note le mail di Ranieri Guerra, che tra il 2014 e il 2017 ricoprì il ruolo di direttore generale della prevenzione al ministero e che adesso è assistente direttore generale dell'Oms, inviate ai ricercatori chiedendo loro di rendere meno grave il dossier, in quanto inopportuno politicamente criticare il governo. La Procura di Bergamo ha aperto una indagine dopo che i familiari delle vittime da coronavirus hanno trovato il dossier e richiesto una perizia, secondo la quale il piano avrebbe risparmiato 10mila morti. Per cinque ore i pm hanno sentito Guerra, mentre non sono stati ascoltati gli autori del famoso dossier, perché l’Oms ne ha impedito le testimonianze, opponendo l'immunità diplomatica che il ministro Di Maio ha chiesto di rimuovere con una lettera, resa nota da Giletti in televisione.

L'ira di Sileri e la richiesta di dimissioni

E qui Sileri non è stato zitto, pur essendo il viceministro della Salute nel governo. Ha spiegato di aver chiesto, senza ottenere risposta, informazioni sul piano pandemico e ha parlato anche delle soventi assenze di Ruocco alle riunioni del Comitato tecnico scientifico, chiedendone le dimissioni senza tanti giri di parole: “Avendo visto i verbali in cui lui è sempre assente credo che la cosa migliore è che lui si dimetta. Io ho fatto diverse domande sui piani pandemici. Esigo una risposta su questo maledetto piano pandemico, c'era, non c'era, è vecchio, è nuovo? È stato o non è stato aggiornato e soprattutto chi lo ha fatto? È facile: lì c'è una direzione generale, tre direttori generali che si sono avvicendati, ci sono dei dirigenti”.

Giuseppe Ruocco, napoletano classe ’57, è un medico che entrò nel ministero nel 1984 e che praticamente non ha mai abbandonato, restando ben saldo nonostante l’avvicendarsi di 11 governi e reinventandosi in 15 incarichi diversi. Nel 2017 è diventato segretario generale sotto la Lorenzin, riconfermato poi anche da Grillo e Speranza. Fu Ruocco, tra il 2014 e il 2017 a elaborare un piano nazionale di prevenzione sanitaria, nel quale un capitolo era dedicato proprio alle malattie infettive sottolineando i punti fondamentali del piano pandemico, richiesto dall'Europa nel 2013 sia per vecchie che per nuove infezioni. Dopo di lui arrivarono Guerra e D’Amario.

E del piano pandemico non si seppe più nulla.

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