Vi ricordate il gioco di Pollyanna nel famoso film Disney? Basta vedere le cose negative con occhi diversi, quelli dei bambini e tutto si trasformerà. Quando qualcosa non puoi vincerla, cambiala. È il messaggio dei figli dei militari dell’Esercito, costretti a casa durante l’emergenza Covid, talmente orgogliosi dei genitori da definirli “supereroi”. Uomini e donne in divisa, impegnati per quasi tre mesi sui fronti caldi della pandemia. Ad Alzano Lombardo, Nembro, ma anche nei palazzi dello Stato Maggiore a Roma, dove si è garantita la funzionalità della macchina operativa.
Andrea ha 8 anni e fa la terza elementare. Ha passato tre mesi in casa, nel primo periodo dai nonni, perché la mamma fa il medico e il papà è ufficiale dell’Esercito e il rischio contagio sarebbe stato alto. “Ho giocato molto - racconta -, soprattutto col mio gatto Apple, ho fatto i compiti, ho videochiamato la mia cuginetta e con lei abbiamo giocato ai Pokémon. Ma sono stato felice quando ho potuto riabbracciare il papà e la mamma”.
Andrea ha fatto un bel disegno con un arcobaleno e la scritta “andrà tutto bene”, che è finito anche in un video diffuso dall’Esercito italiano. “È stato il mio messaggio per dare coraggio alla gente - racconta - e per dire a tutti che sono orgoglioso dei miei genitori per ciò che fanno e in cui si impegnano: aiutano la gente. Paura che si ammalassero? No, papà e mamma sono dei supereroi”. Ad Andrea piace l’Esercito “perché i militari fanno del bene alle persone”. E ammette che gli manca la scuola. “Non vedo l’ora di ricominciare - spiega - e di riabbracciare i miei compagni. Ma voglio dire anche grazie all’Esercito per quello che ha fatto”. Anche ora che l’emergenza è finita e i militari continuano a lavorare per la sicurezza dei cittadini.
Marina, 7 anni, fa invece la seconda elementare. Anche per lei tre mesi di quarantena. “Ma ho giocato con i miei due gatti Duchessa e Pallina - tiene a dire - e ho fatto videochiamate con la mia amica del cuore, Diana. Quando il mio papà era al lavoro avevo un po’ paura che si ammalasse, ma è un militare e io ne sono orgogliosa perché aiuta la gente in difficoltà”. E ammette: “Mi piace leggere, ma ciò che mi è mancato di più è andare a equitazione, anche perché da grande vorrei fare l’addestratrice di cavalli. Non a caso il suo si chiama Pegaso”. Bambini che hanno saputo trasformare il lungo periodo in casa in un’occasione per divertirsi e per diffondere il messaggio che i militari in campo hanno fatto molto per la popolazione. A volte non ringraziati abbastanza. Sicuramente, però, molto amati.
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