Cronache

"Sono sopravvissuto a Birkenau, ma questi occhi hanno visto certe cose"

Il dolore di Sami Modiano, scampato ai campi di sterminio. "Sopravvivere è dura, molto dura"

"Sono sopravvissuto a Birkenau, ma questi occhi hanno visto certe cose"

«Questi occhi hanno visto cose che mai potrete immaginare. Quando inizi a capire che ce l’hai fatta, ti chiedi perché proprio tu, e provi un dolore tremendo...sopravvivere è duro, molto duro». Piange Sami Modiano, sopravvissuto al campo di sterminio di Birkenau, mentre parla dell’Olocausto davanti agli studenti del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma. Le sue lacrime sono le stesse che rigano il volto dei giovani, mentre ascoltano attoniti il racconto di un ragazzino di Rodi, scampato a quell’Inferno, che gli ha lasciato un numero tatuato sul braccio e piaghe indelebili nel cuore. L’incontro tra lui e i ragazzi, fortemente voluto dal rettore Paolo Maria Reale, conclude le iniziative promosse dall’Istituto per ricordare lo Shoah, partite una settimana fa in occasione del Giorno della Memoria.

La giornata è iniziata con la proiezione di un breve video realizzato da quattro studenti, appartenenti alla classe IV dei licei interni, durante il Viaggio della Memoria in Polonia organizzato dal Miur, che ha visto la partecipazione anche del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e della Presidente della Camera Laura Boldrini.

Poi ha parlato Modiano, allontanato dalla scuola che frequentava a Rodi a 8 anni, perché «colpevole» di essere ebreo e deportato il 23 luglio 1944 a tredici a Birkenau, insieme a duemila persone della sua comunità, tra cui il papà Giacobbe e la sorella Lucia, che aveva 16 anni. «Ringrazio Dio che mia madre sia morta prima della deportazione - racconta Modiano - il 3 agosto il treno sul quale eravamo ammassati si è fermato a Birkenau. Papà teneva stretta la mia mano e quella di Lucia, per non staccarsi da noi. Così i tedeschi l'hanno gonfiato di botte». Modiano ricorda e rivede quel medico nazista, che decideva con lo sguardo e un semplice cenno di mano chi doveva andare a destra e chi a sinistra. Da questa parte bambini, anziani, donne incinte, circa l’80 per cento della comunità: per loro morte subito». Chi finisce a destra, invece, conosce la crudeltà degli aguzzini. Ci sono i morti, uccisi durante gli esperimenti, altri annientati dal freddo e dalla fame, e tanti che scelgono il suicidio per smettere di soffrire. Modiano racconta tutto questo, come ha fatto già nel libro di memorie «Per questo ho vissuto». E ogni parola è una cicatrice. Ricorda piangendo, con una dignità che fa impallidire, di Lucia ridotta in scheletro, che dall’altra parte del filo spinato rinuncia alla fetta di pane che lui gli ha donato per fargliene tornare due indietro. Un gesto d’amore, l’ultimo, di una sorella che poi, pochi giorni dopo, cercherà con gli occhi ma non vedrà mai più tra la folla di donne trasformate in zombie. Del papà che decide di scegliere la morte recandosi volontariamente nell’ambulatorio dei carnefici, per non rischiare di sopravvivere un giorno alla notizia di aver perso pure Sami. E gli studenti del Convitto ascoltano, piangono, riflettono, abbracciati ai loro professori e sotto lo sguardo dolce e benevolo del dirigente scolastico. «Ho l’onore di ascoltare questo racconto per la quarta volta nella mia vita - sottolinea il rettore Paolo Maria Reale - ed è una delle poche occasioni in cui non riesco a trattenere le lacrime». «Ho lasciato dall’altra parte del filo tutto quello che avevo ed è un dolore terribile sopravvivere - dice Modiano - Una piaga che non si chiuderà mai. Ma da dieci anni ho rotto il silenzio perché ho trovato la risposta alla domanda che mi ha tormentato per tutta la vita. Perché proprio io sono vivo? Per dedicarmi a voi. Perché quando io non ci sarò più siate voi a fare in modo che l’orrore che hanno visto i miei occhi non si ripeta mai».

Un insegnamento difficile da dimenticare. Gli studenti del Convitto hanno ringraziato il grande uomo con minuti di applausi e ognuno ha cercato un suo modo, a seconda delle capacità personali. Chi lo ha fatto ballando, come l’ex allieva Dana Terracina, o cantando il «Ha Tikva», come i sette giovani che si sono esibiti accompagnati al pianoforte da Yael Piperno. Il viaggio con Modiano si è infine concluso con un omaggio dei ragazzi del V anno del liceo coreutico, che hanno danzato guidati dalla docente Alessandra Di Segni.

Ma tutti, proprio tutti, sperano di rincontrare ancora il ragazzo italiano di Rodi.

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