Usa bloccano 30 milioni di dosi. Lo strano caso che inguaia la Ue

Il sospetto di Di Lorenzo, presidente dell'Irbm di Pomezia: "La cosa strana è che gli Usa non hanno autorizzato il farmaco ma ne hanno bloccato l'export"

Usa bloccano 30 milioni di dosi. Lo strano caso che inguaia la Ue

Gli Stati Uniti avrebbero bloccato l'esportazione in Europa di ben 30 milioni di dosi AstraZeneca. A far nascere più di qualche sospetto è stato Piero Di Lorenzo, presidente dell'Irbm di Pomezia, secondo cui il premier Mario Draghi "fa benissimo a mettere in atto tutte le azioni possibili, anche diplomatiche, per avere più dosi possibili dai Paesi produttori", ma bisogna prendere atto che per il momento "la maggiore produttività ce l’hanno Inghilterra, India e Usa". Tutti e tre hanno bloccato l'export, "ma la cosa strana è che l'abbiano fatto anche gli Stati Uniti, che non hanno autorizzato il farmaco e che hanno stoccato circa 30 milioni di dosi".

Il numero uno dell'azienda che collabora alla produzione di AstraZeneca tiene a sottolineare che "a decretare il blocco sono state le autorità del Paese" e dunque "l'azienda non può fare nulla per modificare una decisione politica". Di Lorenzo quando sente parlare di 30 milioni di dosi ritiene che siano voci molto credibili e dunque crede che i numeri siano questi: "Gli Stati Uniti le distribuiscono anche a Canada e Messico, quindi è indubbio che le fiale ci siano". Il presidente dell'Irbm di Pomezia non se la sente di puntare il dito contro il produttore, ricordando che la multinazionale ha messo in vendita un vaccino a 2,8 euro, cioè al costo industriale, "facendo una scelta etica da libri di storia della medicina". In pratica "ha rinunciato a una decina di miliardi di fatturato".

Di Lorenzo tuttavia ammette che nel corso di queste settimane è stato commesso più di qualche errore di comunicazione dopo il blocco dell'Ema e la questione Anagni. Secondo il suo parere tutto ciò "ha danneggiato prima di tutto i cittadini italiani ed europei". Comunque sottolinea che AstraZeneca riuscirà a produrre 3 miliardi di vaccini nel 2021, "fornendoli soprattutto allo sterminato mercato dell'India". Non è tanto un problema commerciale, "ma della salute di centinaia di migliaia di persone".

L'edizione odierna di Milano Finanza riprende le parole rilasciate da Di Lorenzo a Class Cnbc.

In riferimento a quanto accaduto ad Anagni, il presidente dell'Irbm di Pomezia tiene a precisare che le dosi - quando vengono infialate - devono restare ferme per circa 20 giorni al fine di valutare se contengono delle impurità: "Davvero si può credere che una big pharma di queste dimensioni sia così ingenua da pensare di nascondere così tante dosi senza che nessuno se ne accorga?".

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