Marco Piagentini è presidente dell’associazione "Il mondo che vorrei". La sua vita è cambiata per sempre il 29 giugno 2009, quando il cielo notturno sopra Viareggio divenne rosso fuoco e l'inferno scese in terra. Ha perso due figli e la moglie, l'altro figlio è sopravvissuto per miracolo. Le sue parole sono precise, nonostante il 98% del suo corpo sia coperto da ustioni e le sue giornate siano passate attraverso una sessantina d'interventi chirurgici.
L'incidente
"Tutti i 32 morti erano a casa loro e stavano dormendo. Nessuno era in stazione o su un treno. Alle 23 e 48 un treno merci con 14 vagoni cisterna contenenti 54mila litri di GPL ciascuno è deragliato. Un assile (la ruota e l'asse del vagone, sottostante allo stesso) si è spezzato a causa di ruggine visibile a occhio nudo, chiamata cricca in gergo. La cisterna ha impattato contro un picchetto della massicciata ferroviaria. Il GPL è fuoriuscito e una qualsiasi scintilla provocata dal deragliamento ha innescato una serie di esplosioni. Il gas si è sparso per le case intorno alla stazione".
La famiglia
"Stavamo dormendo, appena ho sentito l'odore di gas ho cercato di scappare. Avevo Luca in braccio, mia moglie Stefania aveva Lorenzo, mio figlio più piccolo. Mi sono accorto però che Leonardo era rimasto in casa. Allora ho messo Luca nella mia auto parcheggiata lì per avere le mani libere e sono corso in casa per andare a prendere Leonardo. Ma appena dentro l'ingresso ho visto un muro di fuoco che mi avvolgeva. Sono sempre stato cosciente, anche mentre ero sotto le macerie, di ciò che era accaduto. Avevo capito che il mio corpo era stato totalmente avvolto dal fuoco. Fino a quando dopo un'ora e un quarto i vigili del fuoco non mi hanno estratto dalle macerie. Dopo altre 4 ore per un miracolo hanno estratto vivo anche mio figlio Leonardo, che allora aveva 8 anni. Con lui sto cercando di ricostruire la mia famiglia".
Bombe su Viareggio
"Il 29 giugno hanno sganciato delle bombe su Viareggio, cose che avevo sentito raccontare dai miei nonni sulla Seconda Guerra Mondiale. Nessuno ci ha detto di un pericolo potenziale, ci hanno lasciati lì, nudi in mezzo alla strada, senza possibilità di difendere noi stessi e le nostre famiglie".
La sentenza
"Abbiamo seguito tutte le udienze come familiari delle vittime, ci siamo costituti parte civile per stare nel processo e seguirlo direttamente. Nessuno ci potrà risarcire, ma vogliamo sapere la verità. Cosa sia successo quella notte. C’è stata una condanna inflitta agli austriaci della Gatx (proprietaria dei vagoni per il trasporto del GPL, ndr), alla ditta di manutenzione italiana 8la Cima Riparazioni di Bozzolo- Mantova, ndr) e tedesca (la ditta Jugenthal di Hannover, ndr), a Trenitalia e a RFI. Le responsabilità sono chiare e precise".
Stefania, 39 anni. Luca, 4 anni, Lorenzo, 2 anni. Una mamma e due dei suoi tre figli.
Trentadue persone cancellate dal fuoco di quella notte. Un fuoco che ha responsabilità precise, con nomi e cognomi, lo ha stabilito una sentenza di tribunale. E ora, come chiede da sempre Piagentini, si parli seriamente di sicurezza dei trasporti ferroviari in Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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