Cronache

Stupro sul treno, il marocchino nega tutto: "Scambio di persona"

Il gip ha convalidato il fermo per i due presunti autori dello stupro sul treno Milano-Varese. L'italiano si definisce "anello debole", il marocchino nega parlando di "scambio di persona"

Stupro sul treno, il marocchino nega tutto: "Scambio di persona"

Ieri mattina, il gip Luisa Bovitutti ha convalidato il fermo per i due presunti autori dello strupo ai danni di una 22enne sul treno Milano-Cadorna-Varese Nord. Ora gli inquirenti puntano a consolidare l'impianto accusatorio a carico degli indagati al fine di stabilire i rispettivi ruoli nella drammatica vicenda. Se da un lato Athony Gregory Fusi Mantegazza, l'italiano di 21 anni, ha reso una parziale ammissione di colpe, dall'altro Hamza Elayar, il marocchino irregolare di 27 anni, nega tutto parlando di "scambio di persona".

La linea difensiva degli indagati

Difficile capire quale sarà la linea difensiva che decideranno di adottare il legali dei due sospettati. Fusi Mantegazza, rappresentato dall'avvocato Monica Andreetti, potrebbe optare verosimilmente per una soluzione di compresso. Per certo, l'italiano ha ammesso le proprie responsabilità - almeno in parte -, condizione che "allegerisce" la sua posizione nell'inchiesta per stupro. Secondo quanto ipotizza il Corriere.it, il legale del 21enne punterebbe a far valere due elementi: dapprima che l'assistito fosse incensurato fino a venerdì sera e poi, che abbia avuto un ruolo da "sorvegliante" sulla scena del crimine. Stando al racconto del ragazzo, infatti, avrebbe presidiato la carozza mentre l'altro (il marocchino) avrebbe aggredito sessualmente la 22enne.

Diversa, invece, la versione dello straniero che si dichiara estraneo ai fatti. Hamza Elayar, difeso dall'avvocato Luca Bascialla, sostiene di essere oggetto di uno "scambio di persona" - precisa ancora il Corriere - negando un qualsivoglia coinvolgimento nella vicenda. Nell'attesa di fare chiarezza sulla dinamica dellaccaduto, Fusi Mantegazza e Elayar restano in carcere a Busto Arsizio.

Il racconto delle vittime

Per accertare la posizione degli indagati, gli inquirenti dovranno scandagliare i verbali di denuncia delle due vittime. A cominciare da quello della 22enne aggredita sul convoglio: "Approfittando del fatto che io ero di spalle, - ha raccontato la giovane - mi ha preso da dietro mettendomi una mano sulla bocca per non farmi urlare, e con l’altra mi ha afferrato la testa spingendomi verso l’altro ragazzo, che con la bicicletta stava di fatto bloccando la scala che mi avrebbe permesso di scendere al piano di sotto. Questo secondo soggetto mi ha buttato la bici contro le gambe, immobilizzandomi". Poi c'è quello della ragazza aggredita nella sala d'attesa della stazione sfuggita alla furia dei presunti aggressori per un soffio: "...dopo pochi minuti, è rientrato il primo ragazzo, quello con la cuffia in lana, e si è seduto nuovamente di fianco, alla mia sinistra. Io quindi mi sono alzata per andare via e lui mi ha aggredito... - ha spiegato -Ne è nata una colluttazione nella quale mi sono anche ferita al collo... Io l’ho fatto per scappare dalla porta che era a battente e non scorrevole e che andava alla banchina, ma poi subito mi sono resa conto che il suo amico era lì fuori, così mi sono diretta verso la porta che invece usciva dalla stazione, anch’essa a battente e in vetro trasparente. Lui mi ha afferrata e mi ha preso per i capelli e mi ha messo una mano addosso".

Le indagini

Le indagini, condotte dalla Compagnia di Saronno comandata dal maggiore Fortunato Soriano, muove i passi in due direzioni. La prima è volta a rintracciare eventuali, altri testimoni che venerdì sera viaggiavano a bordo del convoglio Milano-Varese; la seconda punta a identificare i partecipanti al festino (quasi tutti irregolari) dove sono stati intercettati Fusi Mantegazza e Elayar. Ma l'identikit del presunto predatore sembrerebbe collimare con la descrizione fornita da entrambe le ragazze: un segno sopra l'arcata sopraccigliare, la forma dei dei denti e la barba incolta.

Infine, ci sono la bicicletta e la stampella, entrambe ritrovate nell'appartamento dove si è svolto il festino.

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