Cronache

Sul caso Casaleggio ora indaga la procura di Milano

Philip Morris annuncia di aver depositato una denuncia penale contro il Riformista per l'inchiesta sui presunti finanziamenti alla Casaleggio Associati in cambio dello sconto fiscale sulle sigarette elettroniche. Ora sul caso indaga la procura di Milano

Sul caso Casaleggio ora indaga la procura di Milano

Ad entrare nell'affaire Casaleggio ora è anche la procura di Milano. I pm vogliono vederci chiaro sui legami tra Philip Morris e la società dell'ideatore della piattaforma Rousseau. Nei giorni scorsi, infatti, un’inchiesta del Riformista ha reso noto come l'azienda di Davide Casaleggio abbia incassato quasi 2,4 milioni di euro dal colosso del tabacco per una consulenza. Soldi che il quotidiano di Piero Sansonetti ipotizza siano stati versati in cambio di un trattamento di favore in Parlamento. Si parla, in particolare, dell'approvazione di un emendamento alla manovra del 2018, il numero 8.0.1, presentato dai senatori leghisti Montani-Romeo, per aumentare lo sconto fiscale sui prodotti da fumo senza combustione, incluse le sigarette elettroniche.

Una tesi, quella del quotidiano, già bollata come "fantasiosa" dallo stesso Casaleggio Jr, il quale ha annunciato querele nei giorni scorsi. A passare direttamente ai fatti, invece, è stata Philip Morris Italia, che oggi, attraverso una nota stampa, ha annunciato di aver sporto denuncia penale contro la testata. Gli articoli pubblicati sul Riformista "rappresentano una grave campagna diffamatoria iniziata lo scorso 26 novembre e tuttora in corso", scrive la multinazionale del tabacco che assicura di non "finanziare partiti, fondazioni o movimenti politici in Italia" e di agire "nel pieno rispetto della legge".

"La Casaleggio Associati, che rappresenta una delle più qualificate agenzie nei servizi di comunicazione digitale, ha supportato Philip Morris Italia nella costruzione ed espansione della comunicazione corporate dell'azienda sui canali digitali. L’incarico – chiarisce l’azienda – ha previsto servizi quali la creazione di contenuti multimediali, la gestione dei profili social dell'azienda, il supporto per eventi aziendali e non, e il monitoraggio online". "Contrariamente a quanto riportato da Il Riformista – specifica ancora il comunicato - il livello di tassazione vigente in Italia è in linea con quello previsto in altri Stati Membri dell'Unione Europea e non rappresenta un'eccezione".

Inoltre, sottolinea Philip Morris, "l'emendamento al decreto fiscale adottato dal Parlamento nel 2018, contenente la riforma della tassazione per le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato, ha avuto il supporto di una vasta maggioranza". Il gigante del tabacco si dichiara infine disponibile a "collaborare" con le autorità, accogliendo "con favore" la notizia dell’apertura di un fascicolo da parte della procura di Milano. "Speriamo – conclude l’azienda - possa provare al più presto l'infondatezza delle accuse de Il Riformista".

Per ora, secondo quanto riferisce La Stampa, l'inchiesta procede senza indagati né ipotesi di reato. Il procuratore aggiunto, Maurizio Romanelli, ha incaricato le Fiamme Gialle di effettuare accertamenti preliminari e a breve è attesa un’informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria. Per il momento gli inquirenti puntano a ricostruire il "rapporto commerciale" tra Philip Morris e la Casaleggio Associati. Soltanto se dovessero essere riscontrate "irregolarità" nelle relazioni tra le due società si passerebbe ad esaminare le presunte "pressioni" politiche denunciate dal quotidiano di Afredo Romeo.

Il Riformista parla di 49 fatture per una "consulenza digitale" retribuita con un importo di 40-50 mila euro al mese. Piero Sansonetti, direttore del quotidiano, commenta così la notizia della querela da parte di Philip Morris: "Il comunicato non dice nulla". "I fatti che nessuno smentisce, sono tre - obietta - in primis che la Philip Morris ha dato due milioni e mezzo a Casaleggio, poi che Casaleggio è il leader dei 5 Stelle, terza cosa, che il M5S è passato da essere un partito anti lobby del tabacco a filo tabacco e che ha votato un emendamento che ha reso alla Philip Morris 250 milioni di euro l'anno”. A stabilire se ci siano state o meno condotte illegali saranno i procuratori milanesi.

Intanto l'inchiesta prosegue, con buona pace del garantismo e al netto delle smentite. Dopo la presa di distanze dell'ex ministro Lorenzo Fioramonti, chiamato in causa dal Riformista sul presunto "conflitto di interessi" di Casaleggio e sulle "pressioni" da parte di alcuni parlamentari grillini, infatti, oggi è il presidente dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, a dover intervenire per rettificare quanto pubblicato nelle scorse ore sulla testata. "In riferimento a libere ricostruzioni giornalistiche, circa le dichiarazioni rese ieri dal direttore generale dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli durante l'audizione in Commissione Finanze della Camera dei Deputati, si dichiara che fanno fede unicamente le parole pronunciate e verbalizzate in tale sede", segnala l'Agenzia, riferendosi ad alcuni retroscena apparsi

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