Cronache

Il "test del suino" per risolvere il "giallo" dell'omicidio di Bozzoli

I resti di Mario Bozzoli, ucciso nel 2015, non sono mai stati ritrovati. La Corte d'Assise ha ordinato il "test del suino" per verificare se il cadavere dell'imprenditore sia stato gettato nel forno di una fonderia

Il "test del suino" per risolvere il "giallo" dell'omicidio di Bozzoli

Il "test del suino" riapre il caso dell'omicidio di Mario Bozzoli, l'imprenditore sparito dalla sua fonderia di Marcheno, in Val Trompia, nell'ottobre del 2015. L'esame è stato ordinato dalla Corte d'Assise nell'ambito del processo a carico di Giacomo Bozzoli, nipote del 50enne, accusato di aver ucciso lo zio e occultato il cadavere. L'esame servirà a individuare eventuali tracce genetiche del maiale a seguito della "cremazione" in un forno ad alte temperature.

Il presunto omicidio

L'imprenditore Mario Bozzoli, 50 anni, co-titolare di una fonderia di Marcheno, fu ucciso e fatto sparire la sera dell'ottobre del 2015. Gli inquirenti fissarono l'orario dell'omicidio tra le 19.13, quando telefonò alla moglie Irene Zubani per informala che sarebbe passato a prenderla in ritardo (sarebbero dovuti uscire a cena fuori), e le 19.24. Per certo, Bozzoli non uscì mai dalla fonderia. Tale circostanza indusse gli investigatori a ipotizzare che fosse stato assassinato e infilato in un forno della ditta. Non uno qualunque ma quello più grande che, alle ore 19.20, andò in blocco a seguito di una fumata bianca. Nel mirino degli inquirenti finì Giacomo Bozzoli, nipote del 50enne, con il quale la vittima non avrebbe avuto rapporti idilliaci per via di alcuni contrasti riguardanti la gestione dell'azienda di famiglia. Sei giorni dopo l'omicidio dell'imprenditore, Giuseppe Ghiradini, operaio addetto alla gestione del forno maggiore della fonderia, fu ritrovato senza vita in un prato di Case di Viso, in Valcamonica. Gli accertamenti autoptici evidenziarono che Ghirardini fosse morto per avvelenamento da cianuro. Al netto delle varie ipotesi investigative e di un eventuale collegamento tra i due decessi sospetti, Giacomo Bozzoli fu imputato nel processo per omicidio dell'imprenditore. Il pg Marco Martani e l'aggiunto Silvia Bonfigli hanno sempre sostenuto che il 36enne avesse dato seguito al progetto di uccidere lo zio salvo poi trasportare il cadavere all'esterno della ditta infilandolo nel baule della sua Porshe Cayenne.

Il "test del suino"

Stando a quanto riporta l'edizione odierna de Il Giorno, di recente, il consulente di parte civile ha rilanciato l'ipotesi che il cadavere di Bozzoli sia stato "cremato" in un forno. Il presidente della Corte d'Assise Roberto Spanò ha deciso di dare credito alla tesi avallata dai periti disponendo il cosiddetto "test del suino". L'esame, che consiste nella cremazione del maiale (l'animale più simile all'uomo) in un forno ad alte temperature, servirà a comparare le tracce genetiche dell'animale con quelle della combustione. A detta degli esperti, il contatto di un corpo con il metallo fuso a 900 gradi genererebbe uno scoppio fortissimo oltre alla esalazione di odori insopportabili. Gli operai che la sera dell'8 ottobre del 2015 si trovano in fabbrica hanno riferito agli inquirenti di non aver visto né sentito alcunché.

Fatto sta che quando il test del suino è stato eseguito non c'è stata nessuna esplosione ma una fumata bianca, proprio come accadde nella fondera di Marcheno.

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