Cronache

"Apertura impianti sci? Una follia", i tecnici invocano il lockdown totale

Torna lo spettro del lockdown totale? A chiederlo è ancora una volta Walter Ricciardi, che nei prossimi giorni incontrerà Roberto Speranza

"Apertura impianti sci? Una follia", i tecnici invocano il lockdown totale

Per alcuni la crisi di governo è stata un diversivo dalla pandemia che ancora attanaglia e che sta allentando la sua morsa senza troppa convinzione e con troppa lentezza. Alla luce di questo, oggi gli esperti in coro stanno lanciando l'allarme per la necessità di nuovi lockdown, a loro dire per impedire quanto accaduto nel Regno Unito. Walter Ricciardi e Andrea Crisanti premono per le chiusure immediate e totali del Paese ma sul fronte opposto i governatori premono per le riaperture. Questa è la prima grana per Mario Draghi, che dovrà muoversi con celerità ed equilibrismo tra contagi e piano vaccinale.

Quello delle vaccinazioni è un problema non ancora risolto nel nostro Paese e in Europa, perché le dosi sono ancora troppo poche per il fabbisogno. Il problema, però, ci sarebbe anche se ci fossero le dosi adeguate, come in più occasioni hanno sottolineato gli esperti. Perché se il numero dei contagi non cala, le vaccinazioni potrebbero fornire l'occasione al virus per mutare e per effettuare la replicazione casuale giusta per eludere la protezione fornita dal vaccino. E in Italia i casi stanno tornando a salire. Ecco, quindi, che Walter Ricciardi torna a chiedere al ministro Roberto Speranza il lockdown totale.

"Serve subito un cambio di strategia. Per me è necessario un lockdown totale abbinando tracciamento e rafforzando la campagna vaccinale", ha detto il consulente del ministro della Salute a LaPresse. Un cambio di strategia e il ritorno del lockdown, che per Walter Ricciardi ha un solo significato e l'ha spiegato all'Ansa: "È necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata". Una richiesta precisa, che è stata riproposta a Roberto Speranza. Non è la prima volta che il consulente delministro avanza una simile proposta, che nelle altre occasioni è caduta nel vuoto anche per la contrarietà dell'ex viceministro Pierpaolo Sileri, che anche pochi giorni fa ha ipotizzato un piano per le riaperture graduali.

"Bisogna farlo subito, perché la situazione epidemiologica è molto complicata con le nuove varianti che sono più contagiose e più letali. Se non cambiamo subito strategia saremmo sempre in questa situazione di apri e chiudi", ha detto ancora Walter Ricciardi. A LaPresse, il consulente di Roberto Speranza ha specificato cosa intende lui per "durata limitata" del lockdown: "Il tempo necessario per far tornare la situazione sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti". Il limite indicato da Walter Ricciardi è quello fissato nel sistema a colori per il passaggio alla zona bianca, quella che prevede la caduta del coprifuoco e la riapertura in sicurezza di tutti i servizi. Ovviamente, l'esperto nominato da Roberto Speranza ha dato le sue indicazioni anche per il piano vaccinale: "Si deve puntare a fare 250-300mila vaccini al giorno". Nei prossimi giorni, Ricciardi incontrerà il ministro e gli porterà la sua proposta.

Le parole di Ricciardi hanno avuto un effetto immediato sulla politica. Matteo Salvini è intervenuto immediatamente ai microfoni di Affaritaliani: "Non ho parole. Non se ne può più di 'esperti' che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Confidiamo che con Draghi la situazione torni alla normalità". Tra i primi a criticare la nuova proposta del consulente c'è stato anche Giovanni Toti, governatore della Regione Liguria, che ha scritto un post social: "Tutte le sante domeniche il super consulente del ministero della Salute #Ricciardi invoca un nuovo lockdown totale. Ogni domenica i cittadini e le imprese italiane si chiedono perchè non sia possibile un lockdown ad personam per Ricciardi. Aiuto... Presidente Draghi...".

Intanto sembra slittare anche la riapertura della stagione sciistica, che sarebbe dovuta incominciare lunedì 15 febbraio. A porre un freno agli entusiasmi ci ha pensato ancora una volta il Cts. Il Comitato tecnico scientifico ha dato un parere fortemente negativo, evidenziando come non ci siano al momento le condizioni adeguate per guardare con ottimismo alla situazione italiana. La considerazione del Cts sarebbe soprattutto basata sul problema delle varianti. Il Comitato ha comunque sottolineato che sarà la politica a decidere e il responso è atteso nelle prossime ore.

L'ex secondo di Roberto Speranza è intervenuto a Domenica In: "Alcune varianti sono insignificanti, altre purtroppo creano problemi. La variante sudafricana è quella che pone più problemi, perché sembrerebbe che sia resistente ai vaccini. Come combattere questo problema? Intanto con le chiusure laddove ci sono queste varianti, almeno all'inizio, per congelare la situazione e studiarla meglio. Se c'è una variante, anche se non influenza l'R0 di tutta la Regione ma ci sono dei focolai abnormi, lì bisogna immediatamente chiudere".

Sileri ha posto l'accento sulla necessità di ricerca e sequenziamento: "Ora serve cercare le varianti, bisogna procedere con la rete di laboratori per analizzare il genoma del virus alla ricerca delle varianti e poi bisognerà vedere se su quelle varianti il vaccino funziona o meno e fare le modifiche ai vaccini. La prima cosa è chiudere laddove c'è qualcosa di anomalo intanto chiudi con il meccanismo stop and go, studi, raffreddi la situazione e proteggi la popolazione. Poi riparti se la situazione è gestibile oppure resti chiuso per più tempo".

Per l'immunità di gregge, Pierpaolo Sileri ha le idee molto chiare: "Non sarà possibile prima della fine del 2021, inizio 2022, perché non possiamo guardare solo all'Italia. Se il virus continua a circolare in zone del mondo dove possono prodursi altre varianti perché la vaccinazione non è arrivata, anche se qui hai raggiunto una buona immunità, se c'è una variante si ricomincia". E i vaccini? Per l'ex viceministro "da noi i vaccini stanno arrivando e dal mese di aprile in poi avremo più dosi. Poi ne verranno approvati altri e saremo in grado di vaccinare sempre più persone. Speriamo che con la bella stagione il virus farà un passo indietro come è stato l'anno scorso".

Matteo Salvini, successivamente ospite a Mezz'ora in più, ha aggiunto: "Un consigliere di un ministro non può alzarsi una mattina e parlare di chiusura totale. Prima ne parli con il presidente del Consiglio. La gente meno parla e più lavora e meglio è".

Alle rimostranze dei governatori e di Matteo Salvini ha, però, risposto Andrea Crisanti, raggiunto dall'Adnkronos: "Un lockdown nazionale? E' quello che ho detto anche io. Fra una settimana la variante inglese si diffonderà a una velocità senza precedenti e qui si parla di riaprire tutto. C'è un totale scollamento tra quelle che sono le aspirazioni della gente, come vengono interpretate dalla politica, e quella che è la realtà. Ancora non ci siamo allineati con l'esigenza di fermare il contagio. La variante inglese è già nel 20% dei casi in Italia. Il vero problema è che manca un piano nazionale di sorveglianza delle varianti".

Il professore dell'università di Padova ha le idee molto chiare per fermare l'effetto domino: "Se una variante emerge in qualche posto c'è solo una cosa da fare: non la zona rossa come quella di ora ma una zona rossa come era quella di Codogno. Per impedire che si diffonda non ci sono alternative. La variante inglese è destinata ad aumentare. In tre settimane è passata da meno di 1% al 20%, è quella che diventerà predominante nel nostro Paese". E anche sulla riapertura degli impianti, Andrea Crisanti non le manda a dire e punta il dito contro i politici: "Riaprirli è una follia totale. Se si fosse continuato il lockdown di maggio e invece di sparare al virus con le pistole ad acqua come gli antigenici si fosse fatto un programma di sorveglianza non saremmo a questo livello.

L'epidemia non si vince con la demagogia".

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