La traversata del deserto

Ieri è ufficialmente finita una traversata nel deserto che Silvio Berlusconi e Forza Italia iniziarono, loro malgrado, nell'estate del 2013 con prima la condanna e poi la sciagurata espulsione del Cavaliere dal Senato

La traversata del deserto

Ieri è ufficialmente finita una traversata nel deserto che Silvio Berlusconi e Forza Italia iniziarono, loro malgrado, nell'estate del 2013 con prima la condanna e poi la sciagurata espulsione del Cavaliere dal Senato, grazie all'utilizzo retroattivo della Severino. Berlusconi è rientrato - invitato e riverito come pochi - nel palazzo del potere e da domani lui, i suoi uomini e le sue donne tornano dopo otto anni alla guida del Paese, questa volta al fianco di Mario Draghi. Ne è passata di acqua sotto i ponti della politica da quel 2013, e se oggi accade quel che accade è anche perché con pazienza Berlusconi ha saputo costruire nel tempo una possibile alternativa ai governi dell'«uno vale uno» e portare alla fine sullo stesso obiettivo lo scalpitante e scoppiettante Matteo Salvini.

Tenere insieme Forza Italia ma direi anche la coalizione di centrodestra - durante la frustrante traversata lontano dal potere e dalle luci della ribalta politica non è stata una impresa facile, anche perché deputati e senatori sono categorie facili alla depressione e gli elettori non amano stare dalla parte dei perdenti. Strada facendo si sono inevitabilmente persi per strada pezzi di consenso, ma alla fine ha avuto ragione lui se è vero che il fine (portare al governo principi economici e sociali di stampo liberale) giustifica i mezzi (governare temporaneamente con i nemici di ieri e di domani).

Berlusconi infatti ieri è stato chiaro: l'alleanza di Forza Italia è con Mario Draghi, non con il Pd né con i Cinque Stelle e neppure con Matteo Renzi, con i quali ci si confronterà nelle urne appena possibile. Tutto il resto al momento poco interessa, non conta. Per leggere il senso e la prospettiva di questo nuovo governo è necessario cambiare le lenti con le quali abbiamo letto la politica degli ultimi anni, altrimenti non ci si può raccapezzare. Il governo Draghi, soprattutto, può essere il punto di ripartenza dell'azione riformatrice liberale che proprio Silvio Berlusconi insegue spesso in splendida solitudine - fin dalla sua discesa in campo nel 1994 e la cordialità con cui il premier incaricato lo ha ricevuto ieri a Palazzo è certamente un buon inizio.

È tutto oro quel che luccica? No, non dico questo, dico che non andare convintamente su questa strada sarebbe una follia che ributterebbe i moderati nel mezzo del deserto da dove Berlusconi, ultraottantenne, ci ha tirati fuori nonostante - strada facendo - abbia subito un intervento a cuore aperto e un Covid devastante. Abbiamo già dato.

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