Trump stop. Tutti i limiti al presidente

La democrazia americana è sopravvissuta a una guerra civile senza quartiere e probabilmente resisterà anche davanti al secondo Trump

Trump stop. Tutti i limiti al presidente
00:00 00:00

Sono passati quasi duecento anni e l'America in qualcosa riesce ancora a riconoscersi. È il 19 maggio 1828 e il Congresso approva una serie di dazi così vasti e pesanti da meritarsi il nome di «Tariff of Abominations». L'obiettivo è proteggere l'industria manifatturiera del Nord. Il Sud agricolo e schiavista intuisce che la politica economica federale non guarda più a mezzogiorno. Quattro anni dopo la crisi è inevitabile. Il vicepresidente John Calhoun teorizza il diritto alla «nullificazione» delle leggi federali ritenute incostituzionali. È un atto di difesa che arriva prima del verdetto della Corte Suprema. Lo applicano i singoli Stati contro il potere di Washington. È così che la Carolina del Sud si rifiuta di applicare le leggi sui dazi. Si crea uno scontro istituzionale che si chiude con un mezzo compromesso. Questa storia segna però l'inizio della frattura tra Nord e Sud. Nel 1861 a parlare saranno i cannoni.

Tutto questo per dire che la democrazia americana è sopravvissuta a una guerra civile senza quartiere e probabilmente resisterà anche davanti al secondo Trump. È passata per il potere quasi assoluto dei petrolieri e dei signori dell'acciaio, per la grande depressione, per due guerre mondiali, per la schiavitù rinnegata solo a parole, per il maccartismo e le infiltrazioni sovietiche, per il Vietnam e il Watergate, per le bugie presidenziali sulle pratiche consensuali di stagiste nello Studio Ovale, per cose molto più serie che hanno a che fare con la fine del sogno americano, eterna illusione che tiene in piedi una nazione troppo grande per fallire. Le cicatrici ci sono ancora tutte e si vedono bene, ma non sarà il populista Trump a dannare l'America. Non è così forte e, soprattutto, non ha l'intenzione di buttare giù tutto. Donald sa benissimo che il suo potere è limitato. È il destino beffardo degli inquilini della Casa Bianca, che tutti considerano gli uomini più potenti al mondo ma durano poco e sono circondati da contropoteri che nessuno è riuscito ad abbattere.

Il primo è la legge suprema, quella Costituzione scritta per realizzare un sogno universale ma con l'accortezza di non fidarsi della natura umana davanti al potere. È stata scritta per resistere al futuro. Il Presidente, eletto dai grandi elettori, deve fare i conti con la forza del Congresso, dove in tanti hanno visto incagliarsi e sprofondare le proprie illusioni. Ci sono poi i tribunali, quelli federali e quelli dei singoli Stati. Ci sono singoli giudici che pur vicini a Trump quando c'è da interpretare la legge non rinnegano la propria intelligenza giuridica. È quello che è successo con l'applicazione dell'Alien Enemies Act, bocciato da Fernando Rodriguez perché si riferisce solo a tempi e situazioni di guerra.

La forza libertaria degli Stati Uniti è ancora nella sua struttura federale. È l'America delle tante Americhe, con storia e cultura diversa, che per sopravvivere e contare nel mondo si riconosce come una, ma che non ha alcuna intenzione di rinunciare alle proprie prerogative. Nessuno vuole sottomettersi al potere centrale e non importa se sei il generale Andrew Jackson, padre di tutti i populisti che rivendicano la democrazia, o Barack Obama che si è ritrovato a vivere la metamorfosi della cultura democratica prima dell'arrivo di Trump. Questo perché il «doppio impostore» Donald, come lo giudicano i suoi avversari più o meno benpensanti, è l'effetto e non la causa del consenso viscerale e imprevedibile.

La crisi della democrazia americana, e occidentale, nasce dall'incapacità del potere consolidato, e dei suoi chierici, di interpretare quello che stava accadendo. È non aver riconosciuto, per disprezzo, il ventre dell'America.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica