I familiari di Valentina Giunta, la madre uccisa dal figlio 15enne la sera dello scorso 25 luglio a Catania, temevano per la sua vita e da tempo cercavano di convincere la donna a cambiare casa, e anche Paese, magari andando in Germania, e tagliando così i ponti con la sua precedente vita. Il ragazzo è stato fermato dalle forze dell’ordine poche ore dopo il delitto. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il 15enne, che viveva con la nonna paterna, avrebbe raggiunto la madre nell’abitazione da cui stava per traslocare e sarebbe nata tra i due l’ennesima violenta lite sempre riguardante l’eventuale trasferimento, mai accettato dal giovane, per mettere chilometri di distanza con il padre di suo figlio, ora in carcere insieme al nonno paterno. Questa volta però la lite sarebbe degenerata e il 15enne ha sferrato quattro coltellate alla gola e alla schiena della madre, uccidendola.
Il figlio idolatrava il padre
A raccontare i timori dei familiari di Valentina è stata la cugina della vittima, Cristina Bonanzinga, che ha spiegato:“In famiglia sapevamo che correva dei rischi ed avevamo paura, per questo la incitavamo ad andare via". Bonanzinga, intervistata dal Corriere, ha aggiunto: "Devo fare i conti con tutta la rabbia che ho dentro, c'erano stati tanti, troppi segnali; il figlio maggiore era stato totalmente plagiato dalla nonna paterna con la quale viveva mentre padre e nonno sono in carcere". Sembra che il ragazzo avesse sviluppato un odio profondo nei confronti della propria madre e che, come suo padre, non accettasse l’idea che volesse rifarsi una vita andando via da Catania con il fratello minore di 10 anni. “Si era schierato dalla parte del padre, che idolatrava", ha concluso la cugina.
Minacce da un numero sconosciuto
La vittima voleva infatti portare via il figlio di 10 anni, allontanarlo dal padre e dai nonni paterni, soprattutto dopo le tante minacce, gli appostamenti e le aggressioni fisiche subite dal padre di Valentina, finito in ospedale. La donna aveva sporto denuncia anche per quanto riguardava i messaggi di minacce ricevuti da un numero di telefono anonimo, ma poi aveva scelto di ritirare le querele e si erano di conseguenza fermate le indagini. Come ha reso noto la cugina: “Suo marito dal carcere, dove si trova per furti d'auto e tentato omicidio, la minacciava con messaggi anonimi che le faceva arrivare da numeri non rintracciati; auto rigata; appartamento distrutto dalla spedizione punitiva dei parenti dell'ex; mio zio pestato a sangue sempre dai parenti e portato in ospedale con il setto nasale rotto...".
Il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Salvatore Cannata, ha affermato che Valentina Giunta viveva da anni nella paura che qualcosa di grave le sarebbe potuto accadere nella sua vecchia abitazione e per questo da alcuni mesi si era trasferita insieme al padre in un'altra casa che avevano preso in affitto.
Il penalista ha inoltre sottolineato che nell'ultimo anno erano stati diversi gli episodi di violenza, anche gravi, che hanno visto come persone offese la donna e la sua famiglia e come protagonisti attivi la famiglia del suo ex convivente. Per questo motivo i famigliari di Valentina sperano adesso che venga fatta luce anche sul contesto deviato e deviante in cui è maturato il feroce omicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.