Cronache

Un'altra grana per Appendino, sindaca ancora sotto inchiesta

La sindaca di Torino, insieme a tutti vertici istituzionali di Regione Piemonte e del Comune, indagati per "inquinamento ambientale". Secondo il pm non avrebbero adottato le misure per limitare i livelli di polveri sottili con danni sulla salute pubblica

Un'altra grana per Appendino, sindaca ancora sotto inchiesta

Non bastava la condanna in primo grado per la tragedia di Piazza San Carlo, ora Appendino finisce ancora sotto inchiesta per "inquinamento ambientale". Ma, questa volta, a tremare sono in tanti. Oltre alla sindaca di Torino Chiara Appendino, ci sono anche il suo predecessore Piero Fassino, il governatore Alberto Cirio e l'ex presidente Sergio Chiamparino, gli assessori comunali e regionali all'Ambiente delle ultime due legislature, Alberto Unia, Enzo Lavolta e Stefania Giannuzzi (Comune), Matteo Marnati e Alberto Valmaggia (Regione). “La mia solidarietà agli “indagati” e alle migliaia di amministratori pubblici che ogni giorno svolgono con impegno e passione il loro lavoro. “Indagati” per inquinamento? Mah...”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini, commentando l’indagine a carico di Appendino, Cirio, Chiamparino e Fassino.

Sarebbero in tutto nove, secondo quanto riportato da Ansa, i destinatari degli avvisi di garanzia inviati stamattina dalla procura di Torino, che nel 2017 ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di "inquinamento ambientale", il 452 bis, un ecoreato entrato in vigore nel maggio del 2015. I dati raccolti sull'inquinamento proverebbero, secondo il pubblico ministero Gianfranco Colace, che coordina l'inchiesta, che le istituzioni avrebbero omesso di adottare le contromisure opportune per limitare il fenomeno. Una mancanza che spiegherebbe, in particolare, i livelli di polveri sottili nell'aria senza precedenti raggiunti nella città di Torino. Valori che in più occasioni, oltre ai rischi notevoli per la salute dei cittadini, hanno giustificato diversi blocchi del traffico con gli annessi disagi del caso. Da anni, infatti, Torino è maglia nera nelle classifiche di LegAmbiente sullo smog in Italia, e tra le peggiori in Europa quanto a qualità dell’aria.

Il fascicolo è stato aperto dalla procura del capoluogo piemontese nel 2017, proprio dopo l’esposto presentato dall’avvocato Marino Careglio a nome del "Comitato Torino Respira". Il documento, del maggio 2017, sostiene che la Città di Torino versa in una "situazione di illegalità da almeno dieci anni" per il ripetuto sfondamento dei valori Pm10 previsti da una direttiva comunitaria del 2008 ed è per questo che la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia. Secondo l'esperto, che ha corredato la propria relazione con dati, riferimenti giuridici e stralci di rapporti ufficiali, gli atti e le misure adottate da Regione e Comune sono inadeguati. Alla base della denuncia, i dati allarmanti del servizio epidemiologico dell’Arpa Piemonte, che confermavano gli effetti devastanti sulla salute dell’inquinamento atmosferico nella Città di Torino. Con un totale di 900 morti all’anno a causa dei livelli di smog e una riduzione della speranza di vita dei cittadini di 22,4 mesi.

Conseguenze gravi alle quali, ora, le autorità che avrebbero dovuto impedirle, dovranno rispondere.

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