Cronache

"Protetto dalla polizia". Ecco perché il padre di Saman può farla franca

Shabbar Abbas si troverebbe ancora nel suo villaggio protetto da amici e conoscenti. La tradizione arcaica del delitto d'onore: "Le donne possono essere uccise e fatte a pezzi"

Shabbar Abbas, 47 anni
Shabbar Abbas, 47 anni

Quando gli avevano chiesto se avesse notizie di Saman, pochi giorni dopo la scomparsa, Shabbar Abbas non aveva fatto una piega: "È viva, l'ho sentita, si trova in Belgio", erano state le sue parole. Dichiarazioni stringatissime che, alla luce dei nuovi risvolti investigativi, stridono con le ipotesi di omicidio e distruzione di cadavere ventilate dagli inquirenti. Una telefonata intercettata dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia, più di un anno fa, sembrerebbe fugare quei pochi dubbi rimasti sul delitto d'onore: "L'ho uccisa io, per la mia dignità", aveva confidato Shabbar al fratellastro. Era già tornato a Punjab, nella vecchia casa famiglia.

"Shabbar ha una nuova identità"

"Ha una nuova identità ed è protetto dalla polizia locale". Sono queste le indiscrezioni giunte dal Pakistan alla redazione del Corriere della Sera. Shabbar si troverebbe assieme alla moglie, Nazia Shaheen, nel suo villaggio alle porte di Mandi Bahauddin. A dargli man forte ci sarebbero amici, conoscenti e familiari: tutti con le bocche cucite. Nessuno sa nulla, nessuno ha visto nulla. Eppure nella richiesta di estradizione firmata dal ministro Marta Cartabia il 13 settembre del 2021, inviata all'ambasciata italiana di Islamabad, viene chiesto espressamente di intercettare alcuni parenti di Saman. In primis Akmal, il promesso sposo della 18enne, che potrebbe essere a conoscenza dei fatti. "Non abbiamo ricevuto nessuna risposta", fanno sapere dalla Farnesina. "Stiamo facendo di tutto perché vengano individuati ed estradati", assicurano in Procura a Reggio. Nel frattempo si è mossa anche l'Interpol. "Da lì però tutto tace... Non vogliono prenderli", si limitano a dire da Roma.

L'intoppo sull'estradizione

Una cosa è certa: le autorità italiane non ha lasciato nulla di intentato. Il punto della questione è un altro, ovvero, l'assenza di un accordo bilaterale di estradizione tra Italia e Pakistan. Come ben spiega il giornalista Alessandro Farruggia sulle pagine de Il Giorno, ai sensi della legge pakistana sull'estradizione, risalente al 1972, la procedura è comunque possibile ma passa da una valutazione caso per caso del governo che deve pubblicare un decreto in Gazzetta Ufficiale affinché diventi esecutiva. Il Governo italiano ha seguito fedelmente tutto l'iter burocratico inviando, dopo l'emissione del red notice, il livello più alto dei mandati di cattura internazionali dell'Interpol, una richiesta di arresto provvisorio per i genitori della 18enne. L'ultima parola, però, spetta al governo pakistano. E da lì, a più di anno dalla richiesta, non ci sono ancora novità.

Saman e il delitto d'onore

Cosa sia accaduto a Saman, la notte del 30 aprile 2021, nessuno lo sa con certezza. Le ipotesi formulate dagli inquirenti, oggi più di ieri, sembrano veritiere e compatibili con gli elementi emersi dalle indagini. La giovane si sarebbe sottratta alle nozze forzate col cugino in patria suscitando le ire di Shabbar che avrebbe deciso, d'accordo con alcuni familiari, di lavare l'onta col sangue. Chiaramente, il condizionale è d'obbligo dal momento che non vi è alcuna certezza né sul presunto omicidio né sull'eventuale dinamica dell'evento. Certo è che il delitto d'onore, in alcune aree rurali del Pakistan sopravvive con forza. La chiamano "kala kili" ed è la legge non scritta che punisce le donne colpevoli di aver disonorato la famiglia. "La tradizione arcaica del delitto d'onore, vecchia migliaia di anni, è stata esportata nei luoghi di emigrazione. Sono considerati inaccettabili i rapporti sessuali prematrimoniali o extraconiugali o rapporti con ragazzi non approvati dalla famiglia", scrivono nell'informativa conclusiva gli uomini del Reparto investigativo di Reggio Emilia. "Le donne possono essere anche fatte a pezzi con un'ascia, sfregiate con l'acido, uccise con armi da fuoco.

E poi seppellite o gettate nel fiume".

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