Per la terza volta in due anni e mezzo Giuseppe Conte si è presentato in Parlamento a cercare la fiducia. Ogni volta lo ha fatto con una maggioranza diversa, stile Prima Repubblica, promettendo cose mirabolanti per l'Italia e gli italiani senza riuscire fino ad ora ad onorare l'impegno. A ogni giro di giostra ha perso pezzi e questa volta rischia di non farcela a ottenere il controllo assoluto del Senato. Conte, comunque vada, si è indebolito e un uomo debole dicono i saggi - non può essere sincero. Dice infatti di volere governare con la sinistra, i comunisti e i Cinque Stelle, ma per farlo chiede i voti dei liberali e dei moderati; strizza l'occhio alla Cina e, contemporaneamente, corteggia europeisti ed atlantisti. Insomma, tanto per cambiare non si capisce che direzione voglia imboccare.
Conte promette tutto a tutti, ma è nelle condizioni di colui che fatica a pagare le bollette a fine mese. Ieri ha alzato di nuovo l'asticella delle promesse: seguitemi è stato il senso del suo discorso e vi porterò nel giardino dell'Eden. A parte che ben sappiamo come è finita la storia di Adamo ed Eva, il premier si guarda bene dall'entrare nei dettagli di come, quando e con chi intende intraprendere il viaggio. Non vuole a bordo Renzi, questa è l'unica cosa che abbiamo capito, ma i posti occupati fino a ieri dai renziani sono vuoti, al massimo si accomoderanno viaggiatori clandestini che lui chiama non più «costruttori» ma «volenterosi» - pagati per fare da comparse. «Conte vuole decollare con Air Mastella», ha ben riassunto la situazione Giorgia Meloni nel suo intervento di ieri alla Camera.
Ma, nonostante l'intensa attività di reclutamento, l'esito della conta al Senato rimane incerta. A Conte restano poche ore per completare l'operazione «voto di scambio», con i senatori in libera uscita dai loro gruppi e partiti, e raggiungere oggi un consenso se non di improbabile maggioranza assoluta (161) almeno accettabile per il Quirinale (156).
Ma anche se accadesse, la domanda è: e poi che succede? Succede che un minuto dopo ci troveremmo con un governo ancora più fragile, ricattabile e indeciso a tutto rispetto a quello che stiamo per lasciarci alle spalle.Sai che vittoria per il premier più trasformista e illusionista della nostra storia.
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