La variante giustizia

Con l'arguzia di sempre, ieri Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera ha dato una lettura interessante sul perché in Italia non è nato un partito di centro moderato di ispirazione liberale.

La variante giustizia

Con l'arguzia di sempre, ieri Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera ha dato una lettura interessante sul perché in Italia non è nato un partito di centro moderato di ispirazione liberale, che egemonizzasse lo scenario politico alleandosi a volte con la destra e altre con pezzi della sinistra più riformista. Un partito che raccogliesse l'eredità della Democrazia Cristiana. Un disegno, riconosce l'autore, che era nella natura di Silvio Berlusconi ma che si è trasformato «in un'occasione mancata».

Ora, alcune delle analisi di Galli della Loggia sono condivisibili, come pure alcune sue provocazioni risultano intriganti, altre invece non convincono perché non sono suffragate dai fatti. Ma, soprattutto, c'è un buco nero nel ragionamento di Galli della Loggia, un dato fondamentale che non è neppure citato e che invece spiega molte cose: l'uso della giustizia come strumento di una sinistra che, proprio quando è sconfitta dalla Storia, riesce a demolire tutti i partiti di governo della Prima Repubblica e si garantisce l'ingresso nella stanza dei bottoni; la stessa arma letale con cui ha contrastato, imbrigliato, perseguitato, criminalizzato quel partito liberale di massa che è stato Forza Italia e il suo leader.

Senza tenere conto dell'uso politico della giustizia, di questo meccanismo perverso nulla è spiegabile. Si può pensarla come si vuole, si possono anche individuare dei limiti nella politica del Cavaliere, ma tanto più oggi, dopo le rivelazioni di un ex leader dell'Associazione nazionale magistrati come Luca Palamara, non si può sorvolare sulla scellerata alleanza tra gli ex comunisti e alcuni settori della magistratura per eliminare quella che fin dalle origini è stata considerata l'anomalia berlusconiana. È un dato incontrovertibile che non appartiene più alla polemica politica, ma ormai ha acquisito una validità sul piano della Storia e dovrebbe indurre ad una rilettura delle cronache degli ultimi trent'anni.

Berlusconi fu aggredito fin dall'inizio (il suo primo governo durò sei mesi e fu vittima di un avviso di garanzia che non si trasformò mai in un processo). Da lì è cominciato un lungo assedio, che è andato avanti per decenni usando argomenti sempre più scellerati e che ha condizionato non poco, non fosse altro che per legittima difesa, le scelte del Cav. Del resto la sinistra ha sempre messo nel mirino i protagonisti grandi e piccoli - di quell'area liberal-riformista-moderata che potrebbe metterne in discussione la stessa esistenza: Berlusconi, ma pure Renzi o Salvini quando la Lega ha assunto le proporzioni del partito di massa.

Condivido, invece, l'epilogo del ragionamento di Galli della Loggia, quello rivolto al presente, quando sprona il Cav a riprovarci, citando la frase «di uno che se ne

intendeva»: anche con il 10% di voti si possono fare grandi cose. Cioè, quel Bettino Craxi, che fu la prima vittima illustre dell'uso politico della giustizia. Il perverso strumento su cui ancora oggi Galli della Loggia sorvola.

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