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Violenza per gioco

Era da un po' di tempo che non parlava e sinceramente non ne sentivamo la mancanza

Violenza per gioco

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Era da un po' di tempo che non parlava e sinceramente non ne sentivamo la mancanza. Beppe Grillo, ex comico approdato alla politica per trasformarla in una pagliacciata, da quando non riesce più a far ridere si diletta nel lanciare provocazioni. E anche a questo ci eravamo abituati, fino a decretare la fine silenziosa della parabola grillina: il suo blog - un tempo uno dei più seguiti al mondo -, non se lo fila più nessuno; il partito da lui fondato ormai è un dopolavoro per sfaccendati che non imbrocca più nemmeno un'elezione e i suoi spettacoli vanno quasi sempre deserti. Una miscela esplosiva per un guitto frustrato in cerca di pubblico.

Così ieri, dopo mesi di silenzio, Grillo è salito sul palco di una manifestazione dei Cinque Stelle e con il candore di chi sta gettando un fiammifero in una pozza di benzina ha detto queste parole: «Fate le brigate di cittadinanza, mettete il passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti, mettete a posto marciapiedi, aiuole, tombini. Fate il lavoro e scappate». Vi è venuto da ridere? Immaginiamo di no e ipotizziamo anche che non abbiate neppure messo mano alle mitragliette o indossato un passamontagna. Voi no, ma qualcun altro può averci pensato. Ed è proprio questo il problema: perché si scherza su tutto, si può dire qualunque cosa - da queste colonne lo abbiamo sempre sostenuto -, ma in un Paese che ha conosciuto la vertigine degli Anni di piombo, prima di parlare di «brigate» sarebbe opportuno pensarci almeno dieci volte. Invece Grillo, da sempre, ama giocare con l'esplosivo, camminare sull'orlo del baratro della rivolta sociale e titillare gli animi inquieti. Strizzare l'occhiolino ai violenti è nel dna di un partito che è nato da un «vaffa» e ha scalato il potere con la promessa di sfasciare il Parlamento e radere al suolo la «casta» della politica. Per questo la sortita di Grillo non solo non ci fa ridere, ma ci preoccupa. Perché non è una voce dal sen fuggita, ma è il tentativo spregiudicato di utilizzare ancora una volta il reddito di cittadinanza come un'arma: prima per vincere le elezioni del 2018 (devastando i conti dello Stato e drogando il mercato del lavoro), adesso per soffiare sul fuoco della rivolta sociale, per instillare nelle menti più fragili l'idea che quella prebenda assistenzialista sia un diritto universale da difendere anche con la forza. Magari in gruppo, con una brigata che di allegro non sembra avere nulla. Un'idea alla quale Grillo crede fermamente: lo scorso ottobre aveva già delirato a proposito di «brigate di cittadinanza», provocando l'ira, tra gli altri, delle vittime del terrorismo. Solo che nel 2022 il «reddito» c'era ancora, oggi non più e questo rende le parole dell'ex comico ancora più lugubri e minacciose.

Dalle nostre parti abbiamo sempre denunciato quanto fosse squinternato e pericoloso il grillismo, forse sarebbe il caso che lo capisse anche Elly Schlein e che, invece di chiedere gli esami del sangue di antifascismo e le patenti di democrazia a chiunque non sia iscritto al Pd, prendesse le distanze da un Movimento 5 Stelle sempre più allo sbando, ma con cui è destinata ad allearsi dopo le Europee 2024.

Lo faccia, prima che le brigate diventino una cosa seria.

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