Coronavirus

Virus, l'epidemiologo: "Ecco perché in Lombardia cala il numero dei morti"

Ieri, per la prima volta, nella regione più colpita dall'epidemia di Covid-19 sono stati registrati zero decessi e l'esperto a capo della task force spiega le motivazioni. Il commento di Fontana: "Dati ufficiali, ma dobbiamo prenderli con le pinze"

Virus, l'epidemiologo: "Ecco perché in Lombardia cala il numero dei morti"

Nella giornata di ieri, in Lombardia, il nuovo coronavirus avrebbe causato zero decessi. E dopo mesi in cui, quotidianamente, le cifre erano impressionanti (il giorno del maggiore picco di novi contagi, che risale al 21 marzo, fu di 6.577), come spiegato da Andrea Cuomo su Il Giornale, gli ultimi dati (benché domenicali e quindi sempre più bassi a causa di un numero di tamponi refertati sotto media) seguirebbero l'andamento in discesa delle ultime settimane. Così, il numero dei 531 nuovi casi contabilizzati ieri è il secondo più basso dall'inizio di marzo, dietro soltanto al +451 registrato lo scorso 18 maggio.

Gli ultimi dati lombardi

Ieri, comunque, la Lombardia totalizzava comunque la maggior parte dei casi (285), più della metà del totale nazionale (il 53,67%), scendendo comunque rispetto a sabato sia nel numero assoluto, sia nel peso rispetto al numero complessivo. Per il secondo giorno, Bergamo batteva Milano nel numero di nuovi casi (72 la prima, 64 il capoluogo lombardo), davanti a Brescia. Tre province che, però, da sole hanno più casi della seconda regione per nuovi contagi, cioè la Liguria (che ne ha 53), davanti a Emilia-Romagna (45) e Piemonte (43).

L'analisi dei numeri

"Restano da fare verifiche con i Comuni, ma il segnale resta chiaro. E non ci sarebbe troppo da sorprendersi", conferma Vittorio Demicheli, epidemiologo alla guida della task force della Regione e direttore sanitario dell'Ats di Milano, che, intervistato dal Corriere della sera ha spiegato il motivo dei numeri sempre più piccoli: "Il dato dei decessi rispecchia l'andamento anche se indica sempre storie cliniche iniziate qualche settimana prima. È una conseguenza anche del dato che emerge dalle terapie intensive". Secondo lo scienziato, infatti, "a morire sono quasi sempre i malati più gravi, che spesso erano intubati": "Se il numero nelle ultime settimane è sceso da oltre 1.300 ai 197 di ieri significa che sono molte meno anche le persone con un quadro clinico compromesso. I dati vanno letti nel loro complesso".

La "mietitura" del virus

E se in molti, negli ultimi giorni, hanno formulato l'ipotesi di un virus meno letale, Demicheli frena: "Su questo non si hanno certezze. Credo, invece, che stiamo vivendo un fenomeno che gli inglesi chiamano harvesting. Il virus ha fatto la cosiddetta 'mietitura', ha accelerato quindi il percorso clinico di persone fragili, in molti casi con altre patologie. Può essere che ora abbia consumato il bacino dove poteva fare più danni e si presenti con letalità contenuta".

"Meno chiamate al 118"

Commentando gli ultimi numeri, l'epidemiologo ha confermato che tre giorni fa si sarebbe concluso lo screening di massa su operatori e personale nelle Rsa e che i referti di quei tamponi entrano ancora nei dati di queste ore: "Ci sono poi i positivi che emergono dai test sierologici e quelli segnalati dai medici di base nel quadro di sorveglianza diffuso che parte anche dalle segnalazioni dai luoghi di lavoro. C'è poi qualche caso di contagio in famiglia, ma non troviamo più catene lunghe". Inoltre, come spiegato da Demicheli, il dato più importante che "confrota il monitoraggio" sono le poche chiamate d'emergenza: "La curva di chiamate al 118 è tornata a numeri pre-Covid, dopo essere stata piatta ma rilevabile nelle ultime settimane".

Le ipotesi dei contagi minimi

Come confermato dall'esperto, anche il saldo numerico delle terapie intensive è in striscia negativa da tempo. E alla domanda se ci sia ancora gente a entrare, Demicheli conferma: "Pochissimi. In alcuni casi sono pazienti già ricoverati che necessitano di sostegno respiratorio". Sulla possibilità di arrivare ai contagi vicini allo zero, l'esperto avverte che non si può escludere una ripresa delle infezioni e un'oscillazione dei numeri, "dato che ora la gente sta tornando alla vita di prima": "La prima riapertura del 4 maggio sembra assorbita. Se il trend dovesse continuare a essere questo, in un paio di settimane potremmo arrivare a numeri minimi".

Fontana: "Non illudiamoci sia finita"

Tuttavia, il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ospite questa mattina a Rtl 102.5, commentando le cifre sull'andamento dell'epidemia in regione, ha detto che il dato "va preso con le pinze", anche perché di domenica "la comunicazione dei dati non è sempre precisa e perfetta, a volte arriva in ritardo". "La cosa che rasserena è il numero dei nuovi contagi. Il dato sugli zero decessi è assolutamente ufficiale, è una cosa positiva ma non illudiamoci che sia finita. Non voglio dare troppo entusiasmo, già la gente lo ha manifestato, in questi ultimi giorni si sono viste le movide e gli assembramenti.

Non vorrei che questi dati creassero eccessivo entusiasmo", ha ribadito e concluso Fontana.

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