Cronache

Una vittima della banda spaccaossa: "Così mi hanno rotto il braccio"

La testimonianza di una delle vittime dell'organizzazione: "Mi hanno fatto distendere a terra supina e mi hanno posizionato il braccio tra due mattoni"

Una vittima della banda spaccaossa: "Così mi hanno rotto il braccio"

"Trovandomi in grosse difficoltà economiche, ho saputo da una mia amica che c'erano persone che simulavano incidenti stradali per incassare i relativi premi assicurativi". Inizia così il racconto di un'altra vittima della banda spaccaossa, l'organizzazione criminale sgominata a Palermo.

Le forze dell'ordine, nell'ambito dell'operazione 'Tantalo 2', hanno fermato 42 persone che avrebbero organizzato delle truffe alle assicurazioni, rompendo le ossa di gambe e braccia di persone indigenti, consenzienti.

La testimonianza

"Salvo ci ha spiegato che se mi fossi fatta fratturare mi avrebbe dato 600 euro per la frattura di un arto e 1.000 euro per la frattura di due arti, inoltre avrei avuto il 40% del premio assicurativo. Io ero titubante ed avevo provato a tirarmi indietro ma Salvo mi ha detto che avevano già affrontato delle spese per inscenare il sinistro per cui non mi sarei più potuta tirare indietro", ha raccontato la donna.

"A questo punto con la mia amica abbiamo deciso che io mi sarei fatta rompere solo un braccio mentre lei si sarebbe fatta rompere sia il braccio che la gamba - ha continuato -. Siamo usciti tutti insieme e Salvo mi ha detto che mi avrebbe fatto incontrare l'avvocato che avrebbe seguito la nostra pratica".

"Ci hanno fatto una puntura ad entrambe, dicendoci che si trattava di un anestetico. La prima persona che hanno "rotto" è stata la mia amica io sono rimasta fuori ad aspettarli. Ho sentito lei che gridava. Lei è uscita e successivamente sono entrata io. Mi hanno fatto distendere a terra supina e mi hanno posizionato il braccio tra due mattoni. Poi ha proceduto alla rottura del mio braccio in due punti ma io non ho visto cosa mi ha scagliato addosso", ha concluso la donna.

La banda aveva a disposizione diverse stanze dell'orrore in tutta la città.

Si trattava di abitazioni private o anche locali in cui le vittime venivano portate, immobilizzate e colpite da cerchi in ghisa e mattoni per procurare le fratture.

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