Crostate rossoblù e supposte Militox B

Scrivo in piedi perché la suppostona Militox B by Menarini&Di Vaio brucia come un unguento per le emorroidi al peperoncino calabro. È finita. E mi fermerei volentieri qui. Disquisire di una sconfitta all’89º è un rito antico che vi risparmio. Non mi aspettavo certo un epilogo del genere. La puzza di B me la sento addosso dalla sconfitta interna col Cagliari e dal derby perso, le mamme (meretrici) di tutte le disgrazie. Ma non credevo che il Genoa, dopo aver regalato punti a tutti, e sottolineo tutti (Bologna e Chievo comprese) venisse a maramaldeggiare all’Olimpico. E non credo alla favoletta della Champions, che il Gormita dalla valigetta facile non è un cretino e sapeva quanto gli sarebbe costata. Ipotizzo malignamente un patto della crostata rossoblù, magari sotto le Due Torri, al riparo da sguardi indiscreti e zelanti poliziotti della Stradale a vigilare sul tragitto. Se il gemellaggio con l’eurogrifo è finito a calci e pugni (vi auguro di arrivare in finale, e di perdere. A proposito, neozebre, quand’è che cambiate colore di maglia?), la nostra dignità è ben salva. Dalla Roma e dal Catania non mi aspetto regali. Dunque mi preparo ad elaborare l’ennesimo lutto calcistico. Ribadisco a sangue freddo quanto ho già detto e scritto.

Questo calcio miliardario, di mazzette e medicine, di telefonini e spogliatoi chiusi a chiave non ci appartiene. Noi siamo il Toro, non una banda di mercenari che compra e vende partite e arbitri. Noi siamo il Toro. Gli altri sono solo juventini mascherati.

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