
C’è molta Italia nella classifica dei migliori cocktail bar del mondo, la The World’s 50 Best Bars, presentata ieri a Hong Kong. Una lista che ha visto primeggiare il Bar Leone di Hong Kong, che è un pezzo d’Italia nell’isola cinese che fino al 1999 era una colonia britannica. Il bartender, Lorenzo Antinori è romano (e romanista, come dimostrano gagliardetti e foto di Mazzone e Pruzzo dietro al bancone) e propone cocktail “popolari” in stile italiani di ottima fattura, che hanno conquistato gli appassionati di tutto il mondo.
E se al secondo posto c’è Handshake Speakeasy di Città del Messico, l’anno scorso in testa alla classifica, al terzo posto c’è un altro pezzo d’Italia: Sips di Barcellona, dove dietro al bancone c’è il comasco Simone Caporale, una delle star della mixology mondiale. E al quarto posto ecco un altro locale della città catalana con un bartender italiano, il carrarese Giacomo Giannotti.
Si fanno però onore anche i locali italiani in Italia. Il primo in classifica è il milanese Moebius, al settimo posto (l’anno scorso era addirittura al 38esimo), ed è la prima volta che un locale italiano compare nella top ten dopo i fasti dell’Harry’s Bar di Venezia, nel 2009/10 (ma era un’altra classifica, molto più classicista). Moebius, fondato nel 2019 da Lorenzo Querci in via Cappellini, tra Repubblica e Centrale, è ormai chiaramente il migliore bar del nostro Paese, grazie al lavoro di Giovanni Allario, a cocktail signature come il Pesto Martini, a un’atmosfera vibrante (nel locale ci sono anche un notevole tapas bar, il ristorante stellato Moebius Sperimentale con i piatti di chef Enrico Croatti e uno spazio dedicato ai vinili) e alla bellezza del locale, un vecchio deposito tessile ristrutturato.
Nella top 50 della mixology mondiale ci sono altri tre locali italiani: al 22esimo posto c’è Locale Firenze (l’anno scorso alla posizione 36), dove il bar manager Fabio Fanni riesce a preparare drink estremamente contemporanei nel contesto rinascimentale di Palazzo Concini, nel centro della città medicea. Al posto numero 40 ecco invece un indirizzo romano, il Drink Kong (in calo dal 33esimo posto) di Patrick Pistolesi nel rione Monti, un grande punto di riferimento per il bere miscelato italiano e non solo: un locale internazionale, rigoroso, intimo, con una carta dei cocktail che cambia ogni due anni e che viene studiata nei dettagli. L’ultima si chiama Flux ed è davvero avanguardista, anche nelle scelte grafiche assolutamente undergorund della carta. Infine al 43esimo posto (in salita del 50esimo dello scorso anno) c’è 1930, il più celebre speakeasy milanese, un secret bar che di recente ha cambiato sede (da via Sottocorno a via De Amicis, nel sotterraneo dell’altro bar Mug Pusterla). Un locale guidato dalla visione del bar manager Benjamin Cavagna (sempre elegantissimo nel suo panciotto fané) che ne ha fatto un club per appassionati: l’ingresso infatti è riservato a 193 “soci onorari” (che si sono meritati sul campo questo onore) e poi a coloro che si sottopongono a una sorta di challenge motivazionale, garantito da una sorta di passaparola. Esserci, quindi, è già un premio. Ah, al 1930 si bevono (e si mangiano) dei cocktail gastronomici ispirati a piatti storici della cucina italiana e non solo.
Poi ci sono anche quattro locali nella lista che va dal 51esimo al 100esimo posto. Al 58 ecco Freni e Frizioni, un locale decisamente “rock” nel rione Trastevere a Roma (l’anno scorso era al 53). Al 63esimo ecco L’Antiquario a Napoli (l’anno scorso alla posizione 78).
Al 98esimo un altro speakeasy, il Jerry Thomas di Roma (l’anno scorso fuori dalla lista) e al 99esimo il Gucci Giardino di Firenze (new entry). Fuori dai 100 invece il classico Camparino in Galleria di Milano, l’anno scorso presente alla posizione 92.