
Il Villero è una delle vigne di Langa (e sono molte) dove si produce uno dei Barolo più notevoli, perché ha struttura, frutto e profumi in un raro equilibrio. Non sono tante le cantine che producono questo cru (Oddero, Vietti, Fenocchio). Ma tra queste c'è un nome emergente, anche se affonda le radici nel lontano Seicento quando gli avi già erano coltivatori in quelle colline, che sta conquistando la vetrina e le tavole di molti lombardi e milanesi: è Livia Fontana, piccola cantina che praticamente coltiva solo Nebbiolo, producendo Barolo con tre differenti etichette, fra le quali il prestigioso e assoluto «Villero».
Tra i fan di questo vino che incassa premi e lusinghieri giudizi della critica, c'è anche l'autorevole Alessandro Scorsone, celebre alfiere del vino italiano in televisione, che di professione è responsabile del cerimoniale di Palazzo Chigi: colui che decide cosa mangiano e bevono i capi di governo in visita al nostro Presidente del Consiglio. Un ruolo strategico per determinati incontri visto che spesso a tavola si affrontano temi decisivi e si stringono accordi politici ed economici. anche fra business man. Ed è stato proprio Scorsone a presentare a una selezionata platea di operatori e sommelier una sofisticata degustazione in sei tappe di Barolo «Villero» di casa Livia Fontana che è partita dal 2016 per arrivare all'ultimo nato, ovvero il 2021 che sarà ricordato come una vendemmia «secolare» anche più e meglio della già straordinaria 2016. Ma senza trascurare l'affascinante 2019 che oggi è esplosiva e completa per gli amanti dei vini importanti. A completare l'evento, la preziosa cucina del ristorante «Da Vittorio» a Brusaporto, 3 Stelle che dimostrato come una grande famiglia come i Cerea può lavorare con successo in tanti contesti diversi, ma sempre promuovendo la cucina made in Italy.
Un appuntamento tecnico di rara eleganza, quello proposto da Livia Fontana e dai figli Lorenzo e Michele che con fatica e grande costanza, hanno saputo rigenerarsi, guardando alle nuove tendenze del modernismo, pur rimanendo nell'ambito di quella classicità e regalità che un vino nobile come il Barolo, «il re dei vini», da sempre impone.