Retrogusto

Campofiorin, il prototipo del vino italiano contemporaneo

Nata sessant’anni fa con l’innovativa tecnica del ripasso, ovvero la rifermentazione del vino rosso sulle vinacce dell’Amarone, è una delle etichette fondamentali di Masi, che una recente correzione stilistica ha reso ancora più elegante e rotonda. A un prezzo assai competitivo

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Ci sono pochi vini più rappresentativi dell’identità italiana, prima ancora che veneta, del Campofiorin di Masi Agricola. Un vino rotondo e vellutato, di piacevole beva ma all’occorrenza capace anche di fare la sua figura su tavole importanti. Un classico della tradizione enologica nazionale, nato nel 1964 dall’intuizione di rifermentare il vino rosso dalle uve classiche del veronese sulle vinacce con cui è prodotto l’Amarone della Valpolicella, detta del “ripasso”. Un vino che si pose fin dall’inizio come una via di mezzo stilistica tra i classici della Valpolicella, franchi e cordiali, e le nobili ambizioni dello stesso Amarone. Un vino “di taglia e complessità stupende”, come amava dire lo scrittore americano Burton Anderson, che parlava di una nuova categoria enologica, che oggi potremmo definire Supervenetian, mentre il superesperto Hugh Johnson era ammirato dalla tecnica unica.

Dal suo esordio il Campofiorin, prodotto in un numero consistente di bottiglie, ciò che consente di tenere il prezzo entro limiti ammirevoli (attorno ai 14 euro a bottiglie), ha conquistato milioni di wine lover, in fondo contribuendo a definire nuovi standard enologici: un vino di buona fattura tecnica, corretto, ricco di sfumature ma non troppo complesso, di facile abbinabilità, insomma il perfetto vino medio, intendendo questa ultima parola in senso positivo.

Il Campofiorin è realizzato con le uve classiche dell’enologia veronese: la nobile Corvina, delicata e piena di carattere; la tannica Rondinella; e la fresca e acida Molinara. Dagli anni Ottanta è sottoposto alla tecnica della “doppia fermentazione” allo scopo di ottenere maggiore equilibrio: il miglior vino rosso da uve autoctone veronesi viene rifermentato con uve semiappassite delle stesse varietà, non utilizzate per la produzione dell’Amarone. Il risultato è una maggiore ricchezza di tutti gli elementi, dal colore agli aromi, dagli estratti al grado alcolico. L’annata 2020 risente di una ulteriore lieve correzione stilistica: un leggero ritardo nella vendemmia e un incremento della percentuale di uve appassite per ottenere un vino ancora più armonico con una componente fruttata più matura e suadente. Anche l'etichetta è stata rinnovata ed impreziosita, pur rimanendo fedele all'originale che rappresenta la storia della marca e la sua riconoscibilità a livello mondiale.

L’azienda Masi rappresenta una delle eccellenze enologiche del territorio. La sua storia parte nel 1772, anno della prima vendemmia della famiglia Boscaini nei pregiati vigneti del “Vajo dei Masi”, valle nel cuore della Valpolicella Classica. L’azienda è tuttora di proprietà della famiglia, giunta all’ottava generazione di vignaioli. Oggi produce etichette leggendarie come l’Amarone della Valpolicella Costasera (anche in versione Riserva) e i cru Campolongo di Torbe e Mazzano e possiede inoltre le tenute a conduzione biologica Poderi del Bello Ovile in Toscana e Masi Tupungato in Argentina.

Masi collabora con alcune altre realtà italiane per la valorizzazione di tenute storiche: i Conti Serego Alighieri, discendenti di Dante, sempre in Valpolicella; i Conti Bossi Fedrigotti in Trentino; e Canevel, che produce spumanti di qualità a Valdobbiadene. Realtà che tutte assieme costituiscono uno dei gruppi

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