
Sabato 13 settembre segna l’inizio di un’occasione unica per intenditori e semplici golosi: alle 10 del mattino aprono le iscrizioni per aggiungersi al Registro dei “giudici buongustai”, una giuria popolare ma selezionata: sono solo 100 i posti per chi vorrà assaggiare e valutare, dal 10 al 12 ottobre a Treviso, i 240 tiramisù in gara.
Il format è semplice e democratico: 24 ore per iscriversi al click-day e un questionario di quindici domande — dal rum nelle ricette alla versione originale con sole uova o zucchero al miele — guida i partecipanti attraverso il regolamento. Un lavoro certamente dolce, ma non banale: la competizione richiede preparazione. Per aiutare i giudici, gli organizzatori promettono consigli utili via social.
La giuria popolare è quanto di più adatto a un dolce familiare e diffusissimo, di cui tutti si ritengono più o meno esperti. “Il tiramisù nasce nelle nostre case — proprio per questo chi lo prepara, lo condivide nei compleanni, nelle feste, dovrebbe aver voce in capitolo», spiega Francesco Redi, organizzatore della Tiramisù World Cup. Ed è proprio la carica emotiva e la freschezza del giudizio amatoriale che spinge avanti la competizione, trasformando il concorso in un’esperienza condivisa e partecipativa.
Il contest si svolgerà a Treviso dal 10 al 12 ottobre e ha già richiamato iscrizioni da Argentina, Australia, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Malesia, Olanda, Polonia, Scozia, Ungheria, Taiwan — oltre a chi è qui da noi, soprattutto nelle regioni del Nordest. C’è ancora qualche posto libero, ma la corsa è già iniziata.
Il tiramisù è un dessert relativamente recente, ma denso di fascino e storie contrastanti. Le fonti più accreditate identificano Treviso, e in particolare il ristorante “Le Beccherie”, come luogo di nascita del dolce verso la fine degli anni Sessanta o inizi anni Settanta, grazie all’inventiva del pasticcere Roberto “Loli” Linguanotto. Il quale, lavorando in collaborazione con Alba Campeol, avrebbe messo a punto il tiramisù combinando lo “sbatudin” (una crema di tuorlo e zucchero comune nelle case contadine trevigiane) a mascarpone, caffè e savoiardi . L’originale fu servito in forma circolare, poi il dolce esplose in tutto il Paese e oltre dalla fine degli anni Settanta e durante gli Ottanta.
Su Linguanotto recentemente è tornata la luce, anche dopo la sua scomparsa: il suo ruolo nel diffondere il tiramisù è considerato decisivo. Altre storie, spesso leggende – dalla “zuppa del duca” senese al dolce creato in case di piacere trevigiane nell’Ottocento – arricchiscono il folklore, ma mancano di fondamento storico verificato.
Diventare “giudice buongustaio” non significa solo assaggiare, ma entrare in una storia viva: quella di un dolce popolare, giovane
nella storia culinaria, che oggi si confronta con il gusto globale in una cornice partecipata e appassionata. L’opinione degli appassionati, con un approccio appassionato e non tecnico, può farsi decisione e voce collettiva.