Il Mannarino, macellaio di quartiere con cucina

Cresce a vista d’occhio il brand di ristoranti con bancone della carne ideato da Gianmarco Venuto e Filippo Sironi nel 2019 e che oggi conta su 18 locali a Milano e in altre località del Nord, anche se il sogno è di espandersi in tutta Italia. Un format che funziona grazie alla qualità della materia prima, al format interattivo, allo stile informale ma molto confortevole

Il Mannarino, macellaio di quartiere con cucina

Il brand fondato Il “mannarino” è l’antico coltello del macellaio, una piccola mannaia. Ma anche, per estensione, il macellaio stesso. Ed è a questa figura che si ispira il marchio creato nel 2019 da un’intuizione imprenditoriale di Gianmarco Venuto e Filippo Sironi, che hanno ideato una macelleria di quartiere, con tanto di bancone, che diventa ristorante. Un locale ibrido e contemporaneo ma molto confortevole e dove è davvero piacevole stare.

Il format funziona e oggi Il Mannarino conta 18 punti vendita, distribuiti tra Milano, Bergamo, Brescia, Como, Seregno, Arcore, Busto Arsizio, Novara, Torino, Alessandria, Genova e Modena. L’insegna si definisce la prima rete italiana di macellerie con cucina, un modello che intercetta chi cerca carne di qualità ma anche chi desidera un’esperienza gastronomica informale, fatta di sapori riconoscibili e legami con il territorio. Del resto, i due fondatori sono partiti dalla consapevolezza che “in Italia non si mangia, ci si siede a tavola. Il Mannarino nasce per dar vita a un posto dove i sapori parlano di identità e territorio. Le persone sono il sale e la condivisione un contorno naturale”.

Tutto ruota attorno alla carne. Di giorno, il cliente può affidarsi ai consigli del macellaio, acquistare il prodotto da portare a casa o accomodarsi a pranzo per un business lunch da 13 a 16 euro che comprende un piatto principale a scelta, un contorno, taralli, pane, acqua, caffè e coperto. La sera, il banco carni diventa il menù: si sceglie tra fiorentine, tomahawk, bombette pugliesi, arrosticini e altre specialità regionali, da accompagnare con contorni e un calice di vino. Io ho provato il locale in piazza De Angeli a Milano, era la prima volta e così mi hanno spiegato il funzionamento del locale. Ho scelto due tagli di carne dal bancone facendomi volentieri consigliare dal macellaio (nel mio caso un filetto e un controfiletto, ma ci sono anche arrosticini, torcinelli – ovvero involtini di coratella di agnello -, costate, tomahawk, picanha), ho specificato la cottura desiderata, poi ho scelto qualche antipasto, dei contorni, le bevande, ho controllato l’ordine e l’ammontare del conto su un tablet e mi sono accomodato al tavolo, dove il tutto è arrivato nei tempi giusti (e con la fame giusta, la mia).

Come è andata?, vi chiederete. Bene, molto. Prima è arrivato un crostino con fegatini come benvenuto, poi un ottimo Caciocavallo alla griglia e quindi “filante”, con pomodorini confit, timo e miele,

Poi ancora una vasta Tartare di fassona piemontese, con trito di olive e capperi, e un assortimento di quattro bombette pugliesi: classica con capocollo di maiale e formaggio Canestrato, con pancetta affumicata, filetto di maiale e senape dolce, Bronte con fettina di manzo, gorgonzola dolce e panatura al pistacchio e la bombetta del mese di cui ammetto di non ricordarmi il contenuto.

Poi ecco arrivare, tenuti in caldo su una pietra calda montata su un’alzata, i due tagli di carte, entrambi con la richiesta cottura al sangue il filetto e “medium rare” il controfiletto, ed entrambi scaloppati. Ci vuole poco a capire che la carne è, oltre che perfettamente cotta secondo le richieste, di ottima qualità: al Mannarino si servono da due piccoli allevatori piemontesi che devono rispettare, come tutti gli attori in ogni singolo passaggio della filiera, un rigoroso disciplinare interno ispirato alla strategia europea “Farm to Fork” che garantisce tracciabilità, rispetto per il benessere animale e standard elevati. Il centro operativo è il MannaLab di Monza, laboratorio artigianale dove si lavora ogni taglio secondo i principi del “nose to tail”: nessuno scarto, ogni parte dell’animale viene valorizzata. Qui prendono forma bombette, tartare, polpette, salsicce e preparazioni per sughi, mentre altri tagli selezionati arrivano da fornitori certificati secondo il disciplinare aziendale.

Torniamo alla cena. Provo anche due contorni: delle ottime patate novelle al forno (e va bene che le patate al forno piacciono a tutti ma farle bene non è così scontato) e una caponatina pugliese. Non avrei avuto spazio per un dessert, ma il bravo Lorenzo ha insistito per addolcirmi il finale del pasto con un Tiramisù classico e ben fatto. Da bere un Nebbiolo piemontese e dell’acqua, il conto è stato attorno ai 120 euro per due persone, ma la mia voglia di provare tante cose mi ha spinto a ordinare molto più del necessario, diciamo che si può stare tranquillamente sui 40 euro a persona.

Il locale è caldo e colorato, belli i tavoli in legno, tutto funziona alla perfezione perché il format è ben oliato e condotto sapientemente dal personale. La crescita dell’insegna passa anche dal digitale: la macelleria online serve clienti in tutta Italia, offrendo la stessa selezione disponibile nei punti vendita fisici. Per il futuro, Il Mannarino punta a espandersi ulteriormente, senza perdere il legame con la tradizione e con la materia prima.

L’obiettivo dichiarato è portare la sua filosofia in tutta Italia, facendo leva su una rete di piccoli produttori e sull’identità fortemente riconoscibile del brand. Il Mannarino ha di recente ricevuto il Foodservice Award 2025 nella categoria “Local Hero”, riconoscimento assegnato ai brand capaci di trasformarsi in autentici punti di riferimento nelle comunità locali.

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